In pensione con appena 5 anni di contribuzione: l’opportunità confermata dalla Legge di Bilancio 2025

In pensione con appena 5 anni di contribuzione: l’opportunità confermata dalla Legge di Bilancio 2025

La Legge di Bilancio 2025 ha confermato una straordinaria opportunità per una determinata categoria di lavoratori: l’accesso alla pensione con soli 5 anni di contributi.

Si tratta di un beneficio che deroga al regime ordinario, che, invece, prevede la necessità di maturare un’anzianità contributiva pari almeno a 20 anni, per poter usufruire della pensione di vecchiaia. La misura prende il nome di “pensione di vecchiaia contributiva” ed è perfetta per tutti coloro che hanno lavorato solo per pochi anni.

Non tutti, infatti, riescono a raggiungere i 20 anni di contributi al compimento dei 67 anni di età. Per chi ha iniziato a lavorare solo a partire dal 1996, inoltre, è necessario il rispetto di una condizione ulteriore per accedere al pensionamento ordinario: l’assegno previdenziale deve essere pari o superiore all’ammontare dell’Assegno sociale (538,68 euro al mese, nel 2025). Per chi non riesce a soddisfare tale cifra (magari perché non ha mai avuto un impiego stabile o a tempo pieno), può essere utile proprio la pensione di vecchiaia contributiva. Quali sono le peculiarità di tale strumento?

Pensione di vecchiaia contributiva: i requisiti per smettere di lavorare con 5 anni di contributi

I “contributivi puri“, ossia coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995, hanno la possibilità di andare in pensione anche con soli 5 anni di versamenti previdenziali, a condizione che raggiungano un’età anagrafica pari a 71 anni. Quest’ultimo requisito, tuttavia, è destinato a innalzarsi nel tempo, a causa dell’adeguamento alla speranza di vita.

Per usufruire della pensione di vecchiaia contributiva, sono utili esclusivamente i versamenti effettivi, cioè obbligatori, volontari o da riscatto. Sono, invece, esclusi i contributi figurativi (ad esempio, quelli riconducibili a periodi di malattia, disoccupazione o maternità).

Come abbiamo anticipato, tale strumento pensionistico è riservato ai contributivi puri. C’è, però, un caso in cui possono fruirne anche i soggetti che hanno iniziato a lavorare prima del 1996: la richiesta del computo di tutti i versamenti nella Gestione Separata INPS. In pratica, vengono accentrati (in maniera gratuita), presso la Gestione Separata, tutti i contributi maturati in altre Gestioni.

Tale opzione è ammissibile per i lavoratori che hanno minimo 15 anni di contributi, dei quali uno ma meno di 18 fino al 31 dicembre 1995 e almeno 5 anni a partire dal 1° gennaio 1996. In pratica, chi ha iniziato a lavorare prima del 1996 deve avere 71 anni di età e 15 anni di contribuzione complessiva nelle Gestioni INPS.

In conclusione, è opportuno specificare che la pensione di vecchiaia contributiva rappresenta l’ultima spiaggia per il pensionamento e nella pratica viene richiesta solo da coloro che hanno avuto una carriera lavorativa precaria e discontinua e che possiedono degli insormontabili vuoti contributivi.

Il problema principale di tale meccanismo risiede nell’ammontare dell’assegno spettante, perché è particolarmente basso. I beneficiari, inoltre, non hanno diritto all’integrazione al trattamento minimo ma solo all’incremento al milione, qualora ricorrano tutti i requisiti reddituali.

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