Tra tante ipotetiche novità sulle pensioni e tante misure ancora oggi in vigore, spesso ci sono delle misure poco pubblicizzate e altrettanto spesso molto sottovalutate. Ma sono misure che permettono già oggi un netto anticipo sulla quiescenza. A gennaio infatti sarà ancora possibile sfruttare una misura che è una via di mezzo tra un incentivo all’esodo e una misura di pensionamento anticipato. Determinate aziende infatti potranno decidere, in accordo con i lavoratori e quindi con i sindacati, di mandare in pensione i dipendenti più anziani. Nello specifico i lavoratori che si trovano a 5 anni dall’età per la pensione di vecchiaia o dai contributi versati per la pensione anticipata. E se consideriamo che alcune misure di cui si fa un gran parlare, hanno nei 62 anni di età la soglia reputata ideale per i pensionamenti anticipati, è evidente il vantaggio offerto dal cosiddetto contratto di espansione.
In pensione con 60 mesi di anticipo anche nel 2023
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Il contratto di espansione è una misura che è stata confermata con l’ultima Legge di Bilancio. E non verrà meno, questa misura, nel 2023. Nonostante inizialmente la sua data di scadenza era il 31 dicembre 2022, i legislatori hanno deciso per una scadenza 12 mesi più tardi e quindi a fine 2023. Anche da gennaio infatti questa misura continuerà ad essere utilizzabile dai lavoratori e dalle aziende che hanno l’interesse a svecchiare il proprio organico dipendenti. Un interesse che nasce dall’esigenza di migliorare la qualità delle loro attività di impresa.
Infatti la misura serve affinché un’azienda possa dotarsi di personale più giovane e più qualificato verso le nuove tecnologie, collocando a riposo quelli più anziani. E come detto quelli più anziani sono coloro che si trovano a 5 anni dalla pensione di vecchiaia ordinaria o ancora, a 5 anni dal completamento della carriera utile alle pensioni anticipate ordinarie. In pratica in pensione chiunque si trova a 60 mesi dalla quiescenza secondo i dettami dell’INPS.
Come funziona il contratto di espansione
In pensione con 60 mesi di anticipo non è una proposta, una ipotesi o un sogno dei lavoratori. È la realtà offerta dai contratti di espansione. Serve un accordo su base Ministeriale tra sindacati e datore di lavoro. In pratica l’azienda deve attivare il contratto di espansione dopo aver trovato l’intesa coi rappresentanti dei lavoratori. L’azienda per avviare il contratto di espansione deve essere composta da almeno 50 lavoratori. L’accordo tra datore di lavoro e sindacati deve essere completo, perché deve prevedere anche la programmazione delle riduzioni di orario di lavoro, quella della sospensione del personale e della relativa cassa integrazione straordinaria fino a 18 mesi.
Che requisiti deve avere il lavoratore per poter accedere allo scivolo della pensione anticipata con contratto di espansione
Ai lavoratori è garantito un assegno mensile pari all’importo della pensione maturata alla data di uscita. Oltretutto se il lavoratore interessato si trova a 5 anni dai 42 anni e 10 mesi per la pensione anticipata ordinaria, al lavoratore vengono garantiti anche i contributi figurativi per tutto l’anticipo. Possono uscire i lavoratori che arrivano a 62 anni di età, perché si trovano a 5 anni almeno dalla pensione di vecchiaia canonica. Ma possono lasciare il lavoro anche quanti sono arrivati a 37 anni e 10 mesi di contributi versati, per gli uomini o a 36 anni e 10 mesi per le donne.