Esiste una grande confusione terminologica riguardo alla questione degli assegni alimentari del codice civile. Allo stesso modo, spesso, si parla spesso di divorzio e di separazione come sinonimi. In realtà, la legge distingue diverse tipologie di assegni alimentari e tiene distinta la separazione dal divorzio. Assegno divorzile, assegno di mantenimento e alimenti sono tutte prestazioni economiche diverse che hanno funzioni non assimilabili. Proprio per questo motivo la loro quantificazione avviene in modo diverso.
L’articolo 438 del codice civile, ad esempio, prevede i famosi alimenti. Termine spesso abusato per indicare qualsiasi obbligo economico di un familiare, o ex familiare, verso un altro. In realtà, la legge prevede che può chiedere gli alimenti chi versa in stato di bisogno e non è in grado di provvedere al proprio mantenimento. Quindi, il codice permette di chiedere gli alimenti quando si abbia un vero e proprio problema di sussistenza.
Gli assegni del codice civile
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Infatti, il codice dice che gli alimenti si quantificano in proporzione ai bisogni e alle condizioni economiche di chi li chiede e di chi li somministra. Non possono superare quanto necessario ai bisogni primari di chi li chiede, tenendo in considerazione la sua posizione sociale. Chiarito questo, hanno funzioni del tutto diverse l’assegno di mantenimento e quello divorzile. L’assegno di mantenimento tra coniugi si utilizza in caso di separazione. In caso di separazione dal coniuge l’assegno di mantenimento va quantificato utilizzando i criteri indicati dalla legge.
La Cassazione, con la sentenza 18287 del 2018, ha spiegato che il criterio principale è il tenore di vita. Infatti, rimangono fermi gli obblighi matrimoniali nella separazione e dunque si giustifica l’utilizzo del criterio del tenore di vita. Esiste, poi, secondo la giurisprudenza, uno specifico momento da cui il coniuge economicamente più forte è tenuto a corrispondere l’assegno di mantenimento.
In caso di separazione dal coniuge ecco come quantificare l’assegno di mantenimento che deve pagare
L’assegno divorzile, invece, va quantificato in modo ancora diverso. In passato si faceva riferimento al tenore di vita tenuto durante il matrimonio. Oggi, i giudici spiegano che, siccome il matrimonio è del tutto finito, e non sospeso come nella separazione, bisogna quantificarlo con un criterio diverso. Il parametro maggiormente utilizzato per le quantificazioni più recenti dalla giurisprudenza è quello compensativo.
Secondo i giudici tale assegno serve a compensare il coniuge economicamente debole degli sforzi fatti in favore della famiglia durante il matrimonio. La dedizione alla famiglia potrebbe aver pregiudicato le aspirazioni lavorative ed economiche dell’ex coniuge. Per riportare la sua condizione finanziaria in equilibrio con il suo impegno, la giurisprudenza utilizza l’assegno divorzile.
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