In Italia, purtroppo, ancora gli infortuni sul lavoro sono un fenomeno davvero troppo diffuso. Eppure la legge dedica estrema attenzione alla sicurezza sul lavoro. Infatti, il codice civile, all’articolo 2087, prevede che l’imprenditore sia tenuto ad adottare tutte le misure di sicurezza necessarie. Queste misure devono adattarsi alla particolarità del lavoro, all’esperienza e alla tecnica, e devono essere capaci di garantire l’integrità fisica e morale dei dipendenti dell’impresa. Non solo, la Legge numero 81 del 2008, che disciplina la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori sui luoghi di lavoro, contiene disposizioni molto più specifiche per garantire la salute dei dipendenti.
Se il datore non mette in campo tutte queste misure rischia sanzioni civili e penali. A livello penale, il datore rischia il reato di lesioni colpose, se c’è solo un infortunio del dipendente, oppure, addirittura, quello di omicidio colposo, se deriva la morte del lavoratore. Oltre a questo, i parenti del lavoratore possono chiedere un ingente risarcimento al capo irresponsabile che non abbia predisposto i mezzi di sicurezza necessari. La mancata predisposizione delle misure necessarie e, dunque, la responsabilità del datore verso il dipendente andrà sempre accertata in un apposito processo.
La responsabilità del datore di lavoro
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Una delle questioni più controverse rispetto agli infortuni sul lavoro riguarda la verifica delle condizioni per il risarcimento del danno. E allora, la giurisprudenza ha ricostruito nel tempo le condizioni in base alle quali il datore viene ritenuto responsabile dell’infortunio sul lavoro. Dunque, in caso di infortunio sul lavoro ecco quando ricorrono le condizioni per chiedere il risarcimento. Più in particolare, si è occupata della questione la Corte di Cassazione con la recente sentenza, numero 30437.
Il caso era quello di un dipendente di un’impresa edile che stava lavorando su di una impalcatura durante dei lavori di ristrutturazione. Di colpo, durante il lavoro, perdeva l’equilibrio e cadeva a terra riportando delle lesioni. Il datore di lavoro veniva, dunque, chiamato in giudizio per risarcire il danno. Infatti, si è osservato che il datore di lavoro non ha solo l’obbligo di predisporre le misure di sicurezza necessarie, ad esempio fornire caschi protettivi e imbracature, ma anche un obbligo di vigilanza. Nel senso che è obbligato a controllare che i propri dipendenti utilizzino correttamente il materiale di sicurezza fornito.
In caso di infortunio sul lavoro ecco quando ci sono le condizioni per chiedere il risarcimento
La Cassazione ha spiegato, infatti, che le condizioni più importanti che devono sussistere affinché ci sia l’obbligo di risarcimento riguardano la normalità e la prevedibilità dell’evento dannoso. In parole più semplici, se il comportamento del dipendente, per quanto scorretto, è, comunque, di normale verificazione e quindi prevedibile, ne risponde il datore di lavoro. Il mancato utilizzo o l’utilizzo errato di sistemi di sicurezza sul lavoro, in assenza di sistematici controlli, non può considerarsi un evento anormale e imprevedibile. Dunque, se il datore non controlla che i dipendenti utilizzino correttamente il materiale di sicurezza loro fornito, sarà responsabile e dovrà risarcire i danni.
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