Tenaris, ENI e Saipem hanno chiuso la settimana in calo a causa della debolezza del prezzo del petrolio. Il Brent ha registrato una flessione di oltre il 7% nell’ultima settimana. Tra i fattori principali di questo calo c’è la decisione dell’Opec di ridurre le previsioni sulla domanda globale di petrolio per il 2024 e il 2025, per il terzo mese consecutivo. Un altro fattore è la diminuzione delle importazioni di greggio da parte della Cina, il maggior importatore mondiale, che ha visto un calo del 3% da gennaio a settembre 2024, a causa della lenta ripresa economica e delle pressioni deflazionistiche. Intanto, in attesa dei conti del terzo trimestre, le azioni ENI registrano una delle peggiori performance settimanale.
Le attese per i conti dell’azienda del cane a sei zampe
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ENI presenterà i risultati del terzo trimestre 2024 il 25 ottobre, dopo il Consiglio di amministrazione. Secondo JPMorgan, la compagnia italiana è una delle migliori scelte nel settore oil & gas. L’azienda, infatti, trarrà vantaggio da una riduzione dell’indebitamento, favorita dal piano di dismissioni. Inoltre, ENI sta negoziando con potenziali investitori per vendere una quota della sua attività di cattura e stoccaggio del carbonio (CCS).
Le proiezioni per il terzo trimestre indicano ricavi per 20,42 miliardi di euro, in calo dell’8,5% rispetto all’anno precedente, un Ebitda in flessione del 7,4% a 4,43 miliardi e un Ebit adjusted a 2,38 miliardi (-20,9%). Il segmento Exploration & Production (E&P) dovrebbe contribuire con 2,26 miliardi, il Global Gas & LNG Portfolio (GGP) con 212 milioni e Plenitude con 177 milioni. L’utile netto è stimato intorno a 1,15 miliardi (-40%) con un EPS di 0,35 euro. L’indebitamento netto al 30 settembre è previsto a 17,3 miliardi di euro.
JPMorgan ha assegnato a ENI un rating “overweight” con un target price di 18 euro, il più alto tra le stime degli analisti, che vedono un potenziale di crescita del 18% circa. La banca sottolinea che il portafoglio di ENI, fortemente concentrato su petrolio e gas, insieme a una struttura di costi vantaggiosa, sostiene una crescita annuale del 2%. L’acquisizione di Neptune migliora la capacità produttiva, mentre il segmento GGP dovrebbe garantire un Ebit stabile di 900 milioni di euro. Plenitude, valutata 10 miliardi, continua a mostrare buone performance nella transizione energetica. Il free cash flow (FCF) è previsto al 12,9% per il 2024/25, un dato superiore alla media del settore.
La riduzione del debito rimane un focus centrale per ENI. JPMorgan prevede che i risultati del terzo trimestre saranno solidi ma non eccezionali, con un utile netto di 1,2 miliardi di euro e un flusso di cassa operativo di 3 miliardi. Le vendite di quote di minoranza nelle attività del gruppo sono cruciali per ridurre il debito, con un calo del rapporto debito/capitale sotto il 20% entro la fine del 2024 e una possibile riduzione al 15% entro il 2025. Il programma di buyback potrebbe essere ampliato fino a 1,8-1,9 miliardi di euro.
Quali sono i principali rischi per le azioni della società petrolifera secondo JPMorgan?
I principali rischi per ENI riguardano l’andamento dei prezzi di petrolio e gas naturale, oltre che i margini di raffinazione. Anche i fattori geopolitici in Medio Oriente e la domanda cinese sono elementi di attenzione. Il differenziale negativo tra PSV e TTF potrebbe influenzare negativamente la redditività del settore gas e power.
ENI sta discutendo la vendita di una quota di minoranza nella divisione CCS e prevede di concludere l’operazione entro l’inizio del 2025. Le attività CCS, considerate cruciali per ridurre le emissioni industriali, sono costose e non ancora testate su larga scala.
In attesa dei conti del terzo trimestre, ENI scende insieme al settore petrolifero
Da inizio anno le azioni ENI perdono circa l’8% con le quotazioni che si sono mosse in un ampio range definito dai livelli 13,3 € – 15 €. Una rottura di uno di questi due livelli potrebbe dare direzionalità alle quotazioni.
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