Negli ultimi giorni è ripreso un dibattito che forse sarà sfuggito a milioni di italiani: l’introduzione del salario minimo. Una proposta già discussa in passato ma che non è ancora decollata.
Sin da subito si nota la stretta relazione tra salario minimo e reddito di cittadinanza. Il punto in comune è visibile non solo nella filosofia di fondo delle due misure, ma anche in termini di forze politiche che lo sostengono.
Vediamo di capirne di più sull’argomento, chiedendoci se è in arrivo un aumento del salario e della busta paga per milioni di lavoratori italiani.
L’idea sostenuta da una parte delle forze di Governo
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In sintesi, l’idea è quella di fissare una paga oraria minima al di sotto della quale non si può andare.
Secondo quanto trapela, la cifra-soglia dovrebbe essere quella dei 9 euro lordi l’ora. Tuttavia, andrebbero chiariti due aspetti: la cifra-soglia sarebbe tutta di retribuzione o no? Inoltre c’è da capire che fine farebbero gli attuali CCNL.
L’idea è sostenuta da Movimento 5 Stelle, PD e LEU, insieme al Presidente dell’INPS, Pasquale Tridico e una parte dei sindacati. Ma sempre in tema di proposte, l’OCSE da tempo afferma che la strada per la ripresa passa per il taglio dei contributi, del cuneo fiscale.
Si tratta di una semplice divergenza di vedute? No, perché occorre capire quale delle due vie creerebbe maggiore occupazione e benessere per i lavoratori.
Gli obiettivi dell’aumento salariale
Nel nostro Paese ci sono ampie fette di lavoratori sottopagati: giovani, donne e persone che vivono al Sud, sono i tre attori ai quali le paghe sono spesso impostate al ribasso. Un salario minimo potrebbe allora creare maggiore equità sociale.
Secondo le stime, un eventuale salario minimo alzerebbe la busta paga di circa 4 milioni di lavoratori. Tre quarti di essi sarebbero i lavoratori privati, poi c’è la grossa fetta dei domestici e infine i lavoratori del settore agricolo.
Il Presidente Tridico ha evidenziato come, dove sia stato introdotto, il salario minimo ha prodotto benessere per i lavoratori.
Inoltre ha migliorato gli indicatori di qualità della vita e non è risultato collegato a una maggiore disoccupazione. Anzi, continua, spesso l’impatto è neutro o addirittura positivo. Infine crescerebbe anche la produttività: le imprese, infatti, aumenterebbero gli investimenti in capitale.
Nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma
Funzionerebbe una simile misura anche in Italia? Il quesito va ben oltre la nostra portata e le nostre conoscenze.
Tuttavia, alcune considerazioni sono palesi ed evidenti. Proviamo a ragionare su come sarebbe reagirebbero gli imprenditori a un rialzo dei legati alla voce lavoro.
Ad esempio potrebbero trasferire gli aumenti sui prezzi finali, e a quel punto l’inflazione non sarebbe tanto transitoria. Potrebbero tagliare altri costi di produzione oppure accettare margini (e quindi utili) più bassi o produrre a pareggio. Ancora, potrebbero delocalizzare lì dove il personale costa meno, ma ad esempio un bar non potrebbe farlo. Infine, potrebbero rivedere i loro organici del personale.
Insomma, una possibile riforma dovrebbe dar vita ad una di queste conseguenze, ma molto probabilmente a un mix di risposte variabile da caso a caso.
In arrivo un aumento del salario e della busta paga per milioni di lavoratori italiani
L’economia è una scienza inesatta e fatta anche di tentativi.
Ad esempio quando furono introdotti il reddito di cittadinanza e Quota 100 lo si fece anche nella speranza di creare tanti posti di lavoro. In merito a Quota 100, sappiamo com’è andata a finire. Quanto al reddito (attenzione a come calcolare l’importo dell’assegno unico), è ancora in vigore ma ha fallito nel creare occupazione.
Certo, un eventuale salario minimo punterebbe a migliorare il benessere dei lavoratori e non a creare occupazione. Ma funzionerà nel medio-lungo periodo?
Se ad esempio gli aumenti salariali fossero scaricati sui listini prezzi (cioè trasferiti al consumatore), il benessere potrebbe essere solo temporaneo. Nell’arco di qualche anno verrebbero rialzati tutti i prezzi e tutti i salari. A quel punto i 9 euro potrebbero di nuovo risultare inadeguati, cioè saremmo ritornati al punto di partenza.
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