Guadagnare il massimo con il minimo rischio è il sogno di ogni piccolo investitore. Si valorizza il risparmio senza mettere a repentaglio il rimborso integrale del capitale a scadenza. Vediamo come coniugare al meglio simili obiettivi prendendo a riferimento un orizzonte di medio periodo.
Per l’investitore con una propensione al rischio nulla o molto bassa, il reddito fisso potrebbe essere una discreta soluzione. Garantisce il capitale (almeno) a scadenza e dà modo di guadagnare un interesse attivo.
Tuttavia, al momento si tratta di rendimenti reali comunque negativi, considerato l’elevato tasso di inflazione vigente. Consentono di mitigare la perdita di potere d’acquisto rispetto al caso di chi decide di restare completamente liquido.
In 3 anni rendono più 10.000 euro sul buono fruttifero postale o è più conveniente il titolo di Stato?
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Tra i prodotti di investimento emessi dallo Stato, i due più comuni sono certamente i titoli di Stato e i buoni fruttiferi. I primi sono emessi dal MEF per il tramite del Tesoro, mentre i secondi sono di emanazione CDP.
In entrambi i casi il capitale versato è garantito dallo Stato, mentre sugli interessi attivi l’aliquota applicata è, come suol dirsi, agevolata. Essa è pari al 12,50%, mentre su molte altre categorie di investimenti si naviga nell’ordine del 26%. Ancora, sono strumenti esenti dall’imposta di successione e quindi adatti anche in chiave ereditaria.
Passando al capitolo spese, i buoni sono esenti da costi di sottoscrizione, tenuta e rimborso finale, eccettuo gli oneri fiscali. I bond prevedono una commissione di compravendita, oltre all’apertura del servizio dossier titoli sul conto e sempre fatti salvi gli oneri fiscali.
Come funzionano i guadagni su buoni e titoli di Stato?
Un’altra divergenza è data dalla remunerazione dei due strumenti.
I buoni hanno in genere una struttura dei rendimenti o fissa o fissa e crescente all’aumentare del tempo di possesso (step-up) dello strumento. Inoltre la riscossione degli interessi avviene insieme al rimborso del titolo, non durante il periodo di maturazione dello stesso.
È più variegata, invece, la remunerazione sui titoli di Stato. Abbiamo prodotti a cedola fissa per tutta la loro durata, altri invece a cedola variabile oppure fissa e crescente. Infine quelli di breve durata, il cui guadagno arriva tutto alla fine (zero coupon).
Il montante lordo e netto finale nei due casi
Vediamo quanto rendono a inizio dicembre i due strumenti. Detta diversamente, cioè, ci chiediamo se in 3 anni rendono più 10.000 euro sul buono fruttifero postale o sul bond di Stato.
Tra i prodotti del risparmio postale il buono 3 anni Plus è ideale per investire a 3 anni. Il rendimento fisso annuo lordo a scadenza (alla fine dei 36 mesi) è del’1,50% (1,31% netto). Per la determinazione del montante finale i coefficienti lordi e netti sono pari, rispettivamente, a 1,04567838 e 1,03996858.
Sui BTP a 3 anni di vita residua (scadenza 15 dicembre 2025), invece, ecco il BTP con ISIN IT0005345183. La cedola lorda annua è del 2,50% (2,1875% netto) mentre il bond prezza a circa 99,50 centesimi. Tradotto, il rendimento netto annuo si attesta poco sopra il 2,3%.