Il vero dramma di chi non inizia a lavorare

Quali imprese sopravviveranno al coronavirus

Commercio e turismo e relativo indotto sono i settori maggiormente danneggiati dalla pandemia del coronavirus. Il vero dramma di chi non inizia a lavorare.

Con la Fase 2 alcune attività hanno rialzato la saracinesca ma ci sono ancora 1 milione di imprese che sono ferme a 60 giorni fa. La ripresa purtroppo non è per tutti. 140mila commercianti ambulanti, 120mila negozi di moda e calzature, 28mila attività per l’arredamento della casa, 13mila imprese  per la vendita di giochi, articoli per sport e campeggio, 2.600 campeggi e villaggi turistici a cui si sommano oltre 100mila altri negozi di tipologia varia attendono di avere l’ok per recuperare, si spera, il tempo perso.

La categoria delle imprese che devono continuare a stare chiusi si allunga. Parliamo del mondo dei servizi alla persona e del benessere: circa 30.000 tra parrucchieri, barbieri, estetisti, make up artist.

Qualcuno più fortunato

Nonostante alcune attività hanno avuto la possibilità di aprire anche se con restrizioni vanno a far pesare i numeri: 175mila attività di somministrazione rimarranno ferme, le 8mila imprese di commercio che vendono prodotti alimentari non all’interno di un mercato. Sono con le braccia conserte anche 33mila imprese della ricettività alberghiera, 180mila dell’extralberghiero, 12mila agenzie di viaggio, 230mila agenti di commercio. Purtroppo non c’è mercato e chissà per quanto altro tempo dovranno soffrire.

Di quanto diminuirà la spesa a famiglia

Confesercenti stima che ogni famiglia quest’anno diminuirà la spesa di 3mila euro. Si ritornerà ai tempi dell’ultimo anno della Lira. I settori più colpiti commercio e turismo.

Nello specifico alberghi, ristoranti e pubblici esercizi ridurranno i ricavi di 25 miliardi, il settore abbigliamento, mobili, calzature, elettrodomestici 11 miliardi, tempo libero e cultura 11 miliardi.

Come aiutare le imprese

Confesercenti chiede al Governo di intervenire con azioni vere, le imprese non hanno bisogno di crediti incerti, bensì della certezza di un rimborso a fondo perduto da calibrare rispetto a quanto si è perso in questi due mesi di stop. Il vero dramma di chi non inizia a lavorare è come programmare il futuro già compromesso.

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