Se la Russia può usare a suo vantaggio, contro l’Occidente, l’arma degli energetici, la Cina potrebbe invece usare quella delle terre rare. In entrambi i casi, però, il Vecchio Continente sarebbe intenzionato a correre ai ripari. Con la stessa, identica strategia: la diversificazione. Una tecnica che, come in molti portafogli di investimento, e più in generale nella vita stessa, si potrebbe dimostrare vincente per chi la applica. Ma di fronte a quello che per la Cina si potrebbe rivelare u pericolo, ovvero la perdita del monopolio che, di fatto vanta, Pechino sembra già intenzionata a correre ai ripari.
Infatti a molti osservatori appare molto interessata alla Turchia dove, qualche settimana fa, è stata annunciata la scoperta del più grande giacimento di terre rare del Pianeta. Senza dimenticare anche un’altra interessante frontiera: l’Afghanistan. Da dove gli USA si sono ritirati.
In realtà queste terre rare, denominate così addirittura dal 1787, indicano un gruppo di elementi molto più presenti in natura di quanto il nome suggerisca. Con lo sviluppo predominante della tecnologia, questi 17 elementi hanno iniziato ad assumere un peso sempre più grande all’interno del panorama non solo economico, ma anche politico.
Il settore delle terre rare in Cina registra una nuova evoluzione
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Infatti, come anticipato, Pechino da tempo ha dato vita ad una politica di accaparramento e, soprattutto ad un potenziamento delle industrie che si occupano della lavorazione e raffinazione di questi materiali. Una decisione che, con il tempo, si è rivelata estremamente lungimirante. Guardando alla nascita di questo settore, non si può fare a meno di notare come un grande aiuto sia arrivato proprio dall’amica Russia. Era il 1956 quando Mosca decise di portare avanti dei progetti di sviluppo di alcune leghe di metalli, utili per l’industria bellica. E grazie a quei primi esperimenti a Pechino se ne intuì subito l’importanza.
Un aiuto inaspettato
C’è poi da considerare anche un altro elemento. Il rafforzamento che ha registrato il settore delle terre rare in Cina è stato favorito anche dalla grande disponibilità di capitali e, soprattutto, dalla presenza di una larghissima manodopera. A questo si aggiunga anche un’altra caratteristica molto particolare. Le industrie statunitensi che, in passato, volevano spostare in Cina propri stabilimenti, erano costrette, per legge, a trasferire tutto il loro know how ad un’azienda cinese con la quale erano obbligati a collaborare. Tutto questo, nel tempo, ha indubbiamente favorito la grande specializzazione della Nazione asiatica in un settore di primaria importanza.