Il sistema di tassazione dei redditi dei calciatori dipende dal rapporto di lavoro instaurato con la società sportiva. Esso è regolato dalla legge 91 del 1981 e risponde ad alcune espletazioni formali dettate dal Coni e dalla FIGC.
Il rapporto di lavoro deve necessariamente essere stipulato per iscritto tra il giocatore e la società sportiva e può avere carattere di lavoro subordinato o autonomo. Ma, qual è il segreto delle tasse nella busta paga dei calciatori? Gli Esperti di ProiezionidiBorsa hanno esaminato la questione.
Il regime fiscale normalmente applicato
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Di solito il calciatore si accorda con la società calcistica per lo stipendio netto, mentre spetta alla società stabilire il compenso lordo e la tassazione. Da un sondaggio di stima lo stipendio netto di un’atleta è poco più del 50% di quello lordo.
Una specifica sulle tassazioni va fatta per i calciatori residenti sul territorio nazionale o no. Il calciatore residente in Italia viene tassato per i redditi prodotti in tutte le parti del mondo. Per i calciatori non residenti la tassazione prevista è solo quella derivante da redditi prodotti in Italia. Inoltre, gli altri benefici che il calciatore riceve, che possono essere premi in denaro o altro, sono assoggettati ad IRPEF.
Il regalo nella busta paga
L’ultima legge del Decreto Crescita ha previsto nuove agevolazioni fiscali per tutti quei calciatori che si trasferiscono in Italia. Infatti, la normativa prevede una esenzione dell’IRPEF quasi del 70% sui redditi da lavoro dipendente o autonomo.
Si applica a tutti i calciatori italiani o stranieri che hanno risieduto all’estero per due anni e ora hanno deciso di tornare in Italia. Fermo, l’impegno di rimanere per almeno due anni. Tale riduzione arriva fino al 90% per chi decide di risiedere al Sud Italia.
Questo vantaggio fiscale è attivo dal primo gennaio 2020 e ha lo scopo di favorire l’ingresso dei calciatori in Italia. E si capisce, pertanto, qual è il segreto delle tasse nella busta paga dei calciatori.
Ma anche per le società di calcio è un vero regalo
Le società in questa maniera hanno la possibilità di pagare meno l’ingaggio del giocatore e, di conseguenza, ne aumenta anche il suo potere di acquisto.
Questo nuovo regime si applica anche alle società che stipulano un contratto con un giocatore straniero che non ha mai risieduto in Italia. La curiosità sta nel fatto che questo decreto è stato concepito per il cosiddetto “rientro dei cervelli in Italia”. Riferendosi ai nostri doc espatriati. Quindi, è proprio il caso di dire che è una legge che ha “il cervello nelle scarpe”!
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