Il ritorno alla pensione di anzianità: la riforma delle pensioni da 65 anni o con 40 di contributi si può

Il ritorno alla pensione di anzianità

Si fa un gran parlare ormai da anni di superamento della riforma Fornero e di nuova riforma delle pensioni. Ogni anno che passa ed ogni Legge di Bilancio, i progetti, le ipotesi e le proposte si spendono in maniera forsennata. Salvo poi arrivare al varo della manovra, senza fare praticamente nulla. Tra proposte troppo onerose per le casse dello Stato e diktat europei che tirano il freno a mano dei nostri Governi, ogni nuovo anni vengono varati interventi tampone ben lontani da una riforma delle pensioni degna di questo nome.

E così che sono arrivate nel sistema le varie APE sociale, Quota 41 per i precoci e le ultime Quota 100, 102 e 103. Ma se l’obbiettivo è semplicemente superare la riforma Fornero, allora perché non si passa a cancellarla con un colpo di spugna tornando alle misure del passato? Una cosa questa che come vedremo porterebbe a pensioni nettamente più favorevoli per gli italiani. Ma è fattibile?

Il ritorno alla pensione di anzianità: la riforma delle pensioni eliminando la Fornero

Con la pensione di vecchiaia a 67 anni di età e con le pensioni anticipate che sono arrivate a 42,10 anni di contributi per gli uomini, gli effetti della riforma Fornero sono stati davvero pesanti. Nel 2024 molto potrebbe cambiare, perché il Governo coi sindacati è al lavoro per trovare una quadra sulla nuova riforma delle pensioni. Si parla con insistenza di Quota 41 per tutti e di una pensione flessibile ad una età nettamente più bassa dei 67 anni oggi utili alle pensioni di vecchiaia. Si tratta di misure difficili da varare ex novo, perché il Governo così facendo darebbe il segnale a Bruxelles, di non voler assecondare le direttive comunitarie. Ecco perché anche l’ipotesi di cancellare con un colpo di spugna la riforma Fornero, tornando al passato è complicato. In termini di uscita dal mondo del lavoro infatti le misure ante Fornero erano nettamente più vantaggiose.

Prima della riforma Fornero

I lavoratori che andavano in pensione prima dell’avvento del Governo Monti e del Decreto Salva Italia che aveva al suo interno la riforma “lacrime e sangue” della Professoressa Elsa Fornero (allora Ministro del Lavoro), ci andavano più facilmente. Il ritorno alla pensione di anzianità per esempio, sarebbe più favorevole rispetto perfino alla Quota 41. Le pensioni di anzianità erano di due tipi. Senza limiti di età si andava in pensione una volta raggiunti i 40 anni di contributi versati. Circa 3 anni in meno di carriera rispetto ad oggi. Ma c’era anche la via della Quota 96, che permetteva l’accesso alla quiescenza con 35 anni di contributi. Bastava aver raggiunto i 60 anni di età e naturalmente la già citata Quota 96. Senza considerare che le pensioni di vecchiaia erano fissate a 65 anni di età per gli uomini e 60 anni per le donne (per le lavoratrici pubbliche 61 anni).

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