La stragrande maggioranza delle pensioni degli italiani è di importo talmente basso da essere prossimo alla soglia della povertà. Per questo la normativa italiana prevede alcune misure che favoriscono questi pensionati. Strumenti che dal punto di vista dell’ importo, rendono la pensione più dignitosa. Integrazioni al trattamento minimo e maggiorazioni sono gli strumenti idonei a rendere la pensione quando più dignitosa possibile. E sono diritti che il pensionato una volta che ha maturato, non perde più.
Il pensionato non potrà mai prendere una pensione più bassa rispetto a quella inizialmente liquidata se l’assegno è integrato
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Nel sistema previdenziale italiano per cristallizzazione si intende il congelamento di un diritto ad una determinata prestazione. Infatti i pensionati che maturano il diritto per una prestazione entro i termini di scadenza della stessa, mantengono il diritto a sfruttare tale misura anche dopo la sua scadenza. Ciò che molti non considerano è che questo diritto non riguarda soltanto i requisiti per lasciare il lavoro. Infatti anche dal punto di vista degli importi una volta integrate al minimo le pensioni non possono più tornare indietro.
Maggiorazioni e integrazioni cristallizzate
Il pensionato con un assegno troppo basso se rientra in determinati limiti reddituali può avere diritto ad una integrazione della pensione. In base al reddito e alla situazione del pensionato, questa integrazione può essere totale o parziale. Poco cambia per quanto riguarda l’istituto della cristallizzazione. Infatti il pensionato a cui l’INPS eroga l’integrazione al trattamento minimo, si garantisce questo diritto anche per gli anni successivi. L’integrazione al trattamento minimo subisce gli effetti della cristallizzazione. Alla data della decorrenza della prestazione pensionistica, se integrata al minimo, questo diritto diventa non più revocabile.
In sostanza anche se negli anni successivi il pensionato migliora la sua situazione reddituale a tal punto da uscire fuori dei parametri dell’integrazione, la sua pensione non retrocede di importo. L’unico vincolo che resta a carico del pensionato è che in questa condizione gli eventuali scatti relativi all’incremento del costo della vita, non verranno più concessi. L’integrazione al trattamento minimo per il 2022 è pari a 523,83 euro mensili. Un dato questo che è provvisorio perché basato sui dati ISTAT sull’inflazione, che sono altrettanto provvisori.
Rispetto all’anno scorso, l’integrazione è salita in misura leggermente inferiore all’1,7%, che è il tasso di inflazione previsionale stabilito dall’ISTAT. In definitiva, il pensionato non potrà mai prendere meno perdendo il diritto all’integrazione al trattamento minimo. Per poter verificare che la pensione sia effettivamente integrata al minimo il pensionato può accedere con le proprie credenziali di accesso ai servizi telematici dell’INPS. Scaricando il modello OBIS/M tutti i dati relativi alla conformazione della pensione possono essere facilmente verificati.
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