Le lacune della coalizione di Destra e la mancanza (al suo interno) di governanti capaci. Poi una stoccata al Movimento che è meno dura del previsto rispetto ad un reddito che «va anche bene» ma non basta. Ancora la sanità, con nuove leggi da portare a compimento. Tra le altre quella sul fine vita e sulla parità di genere. Ne parla Carlo Iannace, candidato al Senato con il Partito Democratico nel Collegio uninominale Avellino-Benevento.
Senologo e Primario della Breast Unit dell’Ospedale Moscati di Avellino, riferimento campano e nazionale per la prevenzione dei tumori al seno, Iannace fa del suo lavoro una missione. Accanto alla sua professione, l’impegno attivo in politica e la sfida del prossimo 25 settembre.
Non possiamo non partire dal settore sanità. Cosa manca e cosa si può fare concretamente?
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«Innanzitutto lavorare per un vero riequilibrio del Servizio Sanitario Nazionale. Non possono più esistere cittadini di serie A e di serie B. È impensabile che per un residente del Nord si spendano 100 euro pro capite e 1 euro per chi vive in Campania. Occorre superare il principio della spesa storica, bandiera della Destra, e procedere ad assunzioni mirate e di qualità. Paghiamo anni duri, dove il commissariamento ha condizionato tutto il sistema regionale, con debiti contratti in larga parte anche dalla gestione del Centrodestra in Regione Campania. Il Governatore De Luca ha svolto un lavoro enorme per uscire dal commissariamento. È ora di voltare pagina con azioni concrete ed assunzione di responsabilità da parte anche del Parlamento per l’intero Paese».
Proprio ieri Letta ha diramato alcuni punti del programma Salute e Territorio. Oltre alla promessa di non abbassare la spesa sanitaria oltre il 7% del Pil… Il documento parla anche di «fine vita» e «diritti sessuali». Ci aiuti a capire…
«Il partito ha declinato un’offerta seria e completa sul comparto sanità fatto di 14 punti fondamentali. Un Sistema Sanitario Nazionale forte è la premessa alla base di una nuova partenza del Paese. Dobbiamo eliminare le diseguaglianze e garantire l’accesso alle terapie a tutti. Ancora, dobbiamo investire su ricerca e innovazione, puntando sulla formazione del personale sanitario. Vogliamo approvare una legge sul fine vita per permettere a tutte e tutti di decidere per sé. C’è stata una brusca interruzione della legislatura, ed il fatto che sia avvenuta a distanza di pochi mesi dal suo naturale completamento non ha permesso di portare a termine tutta una serie di proposte legislative che riguardavano proprio questi temi.
Sui diritti dobbiamo superare la contrapposizione tra diritti civili e diritti sociali. La scelta da farsi è tra un’Italia ripiegata su sé stessa e un’Italia invece che si apre ed accoglie le differenze. Ancora, tra un’Italia che delle differenze ha paura e un’Italia che le valorizza come ricchezze». Così il PD e Carlo Iannace puntano molto sul comparto sanità, sulla legiferazione del fine vita e della parità di diritti.
Il PD e Carlo Iannace «Legge su fine vita per un’Italia aperta alle differenze». Lei parla della Sua candidatura come una grande sfida, in che senso?
«Lavoro a stretto contatto con le persone da anni, amo il mio Paese e il mio territorio. Sono sannita di nascita, ma ho costruito la mia carriera professionale ad Avellino. Conosco i problemi delle persone comuni e non solo perché ho fatto l’amministratore locale. La sfida è quella di poter arrivare dove si può davvero incidere sulla vita delle persone. Per un contesto, quello delle aree interne, mortificato dalla crisi della rappresentanza».
Lei è un luminare della senologia, potrebbe optare per visite private pagatissime… Invece (tra le altre cose) visita la gente in strada (iniziativa Asl Camper della Salute). Non sarà che conta più un prete in periferia che un cardinale in Vaticano? In termini proprio di utilità e servizio alla persona…
«È quello che provavo a spiegare prima. Ci sono le istituzioni, le regole, i fondi, ecc. Poi c’è il concreto, il quotidiano, che ti impone di trovare giorno per giorno soluzioni immediate alla sofferenza delle persone. L’ho sempre fatto e non riesco a immaginare il mio impegno in un modo diverso». Il PD e Carlo Iannace, che parte proprio dal basso, dalla dimensione della piazza, della strada dove lotta e si spende da anni.
Perché si è candidato? Per passione o perché realmente c’è qualcosa da fare che ancora non ha fatto?
«Perché ho condiviso gioie e dolori con una grande comunità fatta di impegno civile e passione sociale. Rappresentare questa realtà in Parlamento sarebbe per me un onore. Oltre che il prosieguo, direi naturale, di anni di impegno concreto sul territorio». Così il PD e Carlo Iannace contano su un bacino ampio di consensi, tale da consentirgli di approdare in Parlamento.
La grande rivale è la Meloni. Vi dividono molti punti programmatici e valori. Poi c’è il Movimento che al Sud rema in acque sicure… Lei come affronta la sfida (anche a livello locale)?
«La Destra non sa di cosa parla, è pericolosa proprio perché impreparata a governare. Candida persone che mancano dal territorio da anni, persone catapultate da Roma in base a un mero calcolo spartitorio. La Meloni dice di essere pronta per governare ma soffia solo sulle paure e sulla rabbia della gente. Oltretutto la coalizione è tutto fuorché coesa. Non passa giorno che non si registrano tensioni nella coalizione della Destra. Con loro l’Italia rischia il baratro sociale».
E i 5 Stelle?
«Il Movimento, d’altro canto, porta con sé la responsabilità di aver fatto cadere il Governo Draghi. Tutto in un momento in cui tra guerra, onda lunga della pandemia e crisi energetica il sistema Paese aveva bisogno di proseguire nel solco tracciato verso l’Europa, con serietà e moderazione. Difendono il reddito di cittadinanza, e fanno bene, ma il sostegno a chi è in difficoltà e il discorso sulle politiche attive del lavoro hanno bisogno di qualcosa in più. Di una politica che sappia guardare oltre la contingenza. Per questo credo che il programma del PD sia il più attrezzato ad affrontare le sfide future». E per il PD e Carlo Iannace la necessità di proseguire sulle tracce del precedente Governo è fondamentale.
I giovani. Chiara Ferragni ha invitato ad andare a votare… Basterà? Tra l’altro, a leggere l’intero post la Ferragni in qualche modo “indirizza” anche il voto… Non sarà che la propaganda politica approda nel mondo delle influencer? In fondo, se Berlusconi va su TikTok, qualcun altro può “rispondere” tramite influencer…
«Seguo i social ed è impossibile chiudere gli occhi di fronte alla modernità. Ben vengano messaggi positivi da parte di giovani così seguiti e presi anche a modello dai ragazzi che proprio sui social trascorrono molto tempo, anche per crescere e condividere saperi, non solo per svago. Portarli a votare è fondamentale, il futuro passa da loro. Berlusconi è simpatico e un po’ furbo, ma i ragazzi non ci cascheranno».
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