Tutto ha avuto inizio con l’elezione del nuovo Governatore di Hong Kong, John Lee. L’ex colonia britannica dal 1997 è tornata sotto la sovranità cinese. Il nuovo eletto Lee ha 64 anni ed è stato capo della sicurezza, passato alla Storia per aver represso un movimento democratico nel 2019. Unico candidato in lizza, è lui il vincitore. Viene soprannominato Pikachu e per molti è una sorta di Pokémon. Pare sia un fedelissimo di Pechino e sposa in pieno le misure di repressione verso quei manifestanti che, non a caso, non si vedono più da tempo. Si distingue in tal senso per essere particolarmente fermo e duro.
Il monito dei Grandi
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Il Ministero degli Esteri italiano ha pubblicato sul proprio sito istituzionale un comunicato dai contenuti forti. Il documento si riferisce ad una dichiarazione congiunta dei Paesi del G7 (Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e USA) unitamente all’Alto Rappresentante dell’UE. La nota contesta la modalità di «selezione e designazione» del nuovo Capo di Hong Kong in quanto rappresenterebbe un attacco al pluralismo politico e alle libertà fondamentali. La Farnesina mette in chiaro il fatto che sarebbe a rischio il suffragio universale che andrebbe a minare la rappresentanza della popolazione locale. Da qui il monito alla Cina affinchè rispetti la «dichiarazione congiunta sino-britannica e i suoi altri obblighi giuridici». Inoltre le istituzioni in seno al G7, ufficialmente invitano il nuovo leader di Governo locale a rispettare i diritti e le libertà fondamentali di Hong Kong.
Il Ministero degli Esteri italiano bacchetta Hong Kong, a rischio «l’autonomia» dell’ex colonia britannica
Su 7 milioni di cittadini circa, sarebbero stati chiamati al voto solo 1.500 scelti tra notabili distintisi per la loro incondizionata fedeltà alla Repubblica popolare cinese e al Partito Comunista. Per giunta il ribattezzato Pokémon risultava unico candidato. Anche se da queste parti le manifestazioni di dissenso e il diritto di manifestare non esistono, con Lee la scelta è ancora più drastica. Infatti l’ex poliziotto spicca proprio per la capacità di domare eventuali timide reazioni di massa. L’area è in recessione per le costanti chiusure decise per la pandemia ma la priorità locale pare essere la repressione di ogni forma di pluralismo e libertà. La strategia non è sfuggita al Gruppo dei 7 che hanno formalizzato la nota. Come a dire, non si dica che non vi avevamo avvisato.
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