Il mare più pulito d’Italia: ecco la classifica ufficiale 

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L’Italia è circondata dall’acqua, ma qual è il mare più pulito in assoluto dove poter andare a fare il bagno in tranquillità? Vediamo la classifica del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA). 

Andare al mare in estate è quasi un must. Moltissime persone amano l’ambiente e l’aria che si respira su una spiaggia, l’atmosfera che si crea in riva al mare oppure guardando l’orizzonte al tramonto. Si possono fare moltissime attività con divertimento e spensieratezza.

In tanti amano andare al mare solo per tuffarsi nell’acqua fresca. Giocare nell’acqua è la cosa che piace di più ai bambini. Ma le nostre acque sono pulite? In base agli ultimi dati, vediamo qual è il mare più pulito d’Italia e quali sono comunque sul podio.

La classifica arriva da SNPA, ovvero il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente. Hanno riportato i dati anche il Ministero della Salute e l’Agenzia Europea dell’Ambiente. Quindi, conosciamo meglio l’Italia e dove l’acqua è più limpida e pulita.

Il mare più pulito d’Italia: al primo posto la Puglia

Durante la bella stagione la qualità dell’acqua che circonda la penisola italiana è costantemente monitorata per non mettere a rischio la salute dei bagnanti. Si assiste spesso a divieti di balneazione in alcune spiagge qualora i dati raccolti non corrispondano ai requisiti.

Secondo le indagini effettuate dal 2018 e il 2021, il 90% dell’acqua che circonda la penisola è considerata di ottima qualità. Ma il primo posto in assoluto spetta alla Puglia con acque assolutamente eccellenti per il 99%. L’insieme dei tratti adibiti alla balneazione corrisponde a 800 km. Ci sono 676 tratti dove le persone possono fare il bagno, di cui 254 nella provincia di Foggia.

Al secondo posto della classifica c’è la Sardegna, con il 97,6% di tratti eccellenti, al terzo troviamo la Toscana con il 96%. A seguire nella classifica l’Emilia-Romagna, il Veneto, il Friuli-Venezia Giulia, tutte al di sopra del 90%. Poi ancora Marche, Basilicata, Liguria, Calabria, Lazio, Molise, Campania e Sicilia con una percentuale compresa tra 80 e 90%. In fondo l’Abruzzo con il 71%.

I dati analizzati

Gli esperti hanno valutato i parametri climatici e marini per poi passare all’analisi dei campioni raccolti e osservare i microrganismi. Si è considerato l’inquinamento di origine fecale, la carica batterica, la presenza, in particolare di Enterococchi intestinali e Escherichia coli.

Nel primo caso non si deve superare un valore di 200 Ufc e nel secondo caso di 500 Ufc per permettere in quel tratto analizzato la balneazione.

Sono escluse dall’analisi quelle acque in cui si scaricano prodotti industriali, quelle in zone portuali o militari e che si trovano in prossimità di aree urbane.

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