Per chi soffre di mal di testa qualsiasi azione della vita quotidiana diventa difficile, figuriamoci lavorare. Quando c’è diritto alla pensione?
Il mal di testa cronico è una di quelle patologie che se non si riesce a lenire non permette di fare nulla. Il dolore pulsante al cranio è talmente invasivo e disturbante da impedire qualsiasi attività. E quando si tratta di un disturbo cronico e ricorrente può diventare invalidante e andare a inficiare sulla qualità della vita. Proprio per questo motivo la legge numero 81 del 2020 ha riconosciuto la cefalea cronico come patologia invalidante a tutti gli effetti. Ma il mal di testa forte e frequente può dar diritto alla pensione di invalidità o a qualsiasi altra forma di pensione? Scopriamolo.
Quando il mal di testa è invalidante e può dar diritto alla pensione di invalidità
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Il mal di testa è considerato cefalea cronica e, quindi, una patologia invalidante quando si ha cefalea quotidiana continua o anche a grappolo o frequente. Si considera invalidante anche la cefalea unilaterale con durata breve che porta anche all’arrossamento degli occhi con lacrimazione.
Per vedersi riconoscere l’invalidità è necessario che uno specialista accreditato in questa tipologia di malattie diagnostichi la patologia in questione. Ma solo dopo aver seguito il paziente per almeno un anno. Solo trascorso questo periodo il medico potrà diagnosticare che esiste una patologia invalidante.
A questo punto il paziente potrà presentare all’INPS domanda di riconoscimento di invalidità civile, dopo la compilazione del certificato telematico del medico curante che attesti la condizione invalidante. L’INPS convocherà il richiedente a visita presso la Commissione medica che stilerà un verbale in cui riconoscerà una percentuale di invalidità.
In base alla percentuale riconosciuta e al proprio reddito personale, poi, il soggetto potrà richiedere la pensione di invalidità civile di 291 euro mensili. Ma solo se la percentuale riconosciuta è pari o superiore al 74%.
Il mal di testa forte e frequente dà diritto anche alla pensione anticipata
Ma se l’invalido ha una percentuale pari o superiore al 74% ha diritto anche a due forme di pensionamento anticipato. Una è l’APE sociale che raggiunge al compimento dei 63 anni con almeno 30 anni di contributi. Per gli invalidi, infatti, è richiesta una percentuale pari o superiore al 74% per poter accedere. La stessa percentuale è richiesta anche per l’accesso alla Quota 41 precoci.
In questo caso è necessario che l’invalido abbia versato almeno 12 mesi di contributi prima del compimento dei 19 anni di età e che abbia versato 41 anni di contributi totali.
Ma c’è anche possibilità di pensione di vecchiaia prima
Se l’invalidità riconosciuta, però, è di almeno l’80% il soggetto affetto da mal di testa cronico potrebbe avere diritto alla pensione di vecchiaia anticipata. Si tratta di una misure dedicate ai soli lavoratori invalidi del settore privato che richiede solo 20 anni di contributi versati e:
- 56 anni di età per le donne;
- 61 anni di età per gli uomini.
Per la decorrenza effettiva della pensione di vecchiaia, però, è necessario attendere una finestra di 12 mesi dal raggiungimento del requisito anagrafico.
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