Spesso accade che un genitore decida di cointestare il conto corrente con un figlio per ragioni di utilità o di comodità. In questi casi, tale prodotto finanziario conserva tutte le caratteristiche che gli sono tipiche. Tuttavia, tale scelta fa scaturire la seguente domanda: il genitore che versa soldi sul conto corrente cointestato con un figlio fa una donazione? Considerando quanto stabilisce la giurisprudenza in merito, cerchiamo di rispondere alla domanda.
Come si dividono i soldi
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Immaginiamo il caso di un genitore che per motivi di salute sia costretto ad una lunga degenza e che non possa muoversi da casa. Tale impossibilità di azione e di movimento autonomo gli impediscono di fare la spesa, prelevare al bancomat, pagare le bollette e altro. Egli dunque decide di cointestare il conto corrente con un figlio sottoscrivendo la clausola della firma disgiunta. In questi casi, il genitore che versa soldi sul conto corrente cointestato con un figlio fa una donazione a quest’ultimo? Che succede all’eredità dei depositi se ci sono altri figli?
Un principio di base che si deve assumere in occasioni simili riguarda le caratteristiche di quella che si descrive come donazione indiretta. Nell’articolo “Versare soldi sul conto cointestato con il coniuge si considera donazione?” abbiamo proprio spiegato quali sono le caratteristiche di tale donazione. Il versamento di denaro su un conto cointestato, laddove non sia presente l’animus donandi o spirito di liberalità, non si considera necessariamente come donazione indiretta. Laddove vengano meno tali presupposti, si ritiene che i depositi restino di proprietà della persona che li ha versati. Quindi, in generale, per evitare che si supponga una donazione indiretta, è sempre utile avere una prova contraria che dimostri che la cointestazione è fittizia.
Il genitore che versa soldi sul conto corrente cointestato con un figlio fa una donazione in caso di morte?
Che succede in caso di morte del genitore al conto corrente cointestato con un solo figlio? Pensiamo a quelle situazioni in cui il figlio in questione si occupi di operare sul conto cointestato sul quale il genitore defunto riceveva la pensione. In questo caso, gli altri figli non hanno diritto all’eredità dei depositi dal momento che il conto risulta cointestato? Situazioni simili descrivono una tipica cointestazione fittizia.
Secondo quanto ha stabilito l’ordinanza della Cassazione n. 11375/2019 del 29 aprile 2019 esiste un modo per superare la presunzione di comunione dei depositi. In casi simili, l’onere della prova di cointestazione fittizia spetta a chi la sostiene. In buona sostanza, quello che si dovrà dimostrare è la falsa applicazione degli artt. 1298 e 1854 del codice civile. Pertanto, dovrà essere il figlio non cointestatario e dimostrare che la contitolarità del conto del fratello non corrispondeva a donazione indiretta. Come provvedere ad una dimostrazione simile? Attraverso testimonianze e prove specifiche che attestino l’assenza dell’animus donandi insomma.