Il Presidente di Stellantis, John Elkann, ha comunicato la stipula di un accordo diretto a ridurre l’eventuale impatto negativo sulla produttività derivante dai dazi imposti da Donald Trump a Canada e Messico, Paesi in cui l’azienda produce auto destinate a essere importate negli Stati Uniti.
Si tratta di una notizia decisamente rincuorante, che arriva in un momento complicato per Stellantis, caratterizzato dalla riduzione del 70% degli utili e un calo del fatturato del 17% nel 2024, secondo i resoconti finanziari pubblicati nelle scorse ore.
In base all’accordo di libero scambio tra Canada, Messico e USA (USMCA), siglato durante la prima amministrazione Trump, le auto prodotte da Stellantis dovrebbero essere esenti dai dazi di importazione negli Stati Uniti d’America.
Stellantis pronta a potenziare la produzione nei propri stabilimenti americani
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Come comunicato da John Elkann, Stellantis ha deciso di incrementare gli investimenti negli USA fin dal primo mandato del Presidente Donald Trump, proprio per evitare ripercussioni economiche. Nel corso del 2025, poi, ha messo in atto alcune azioni strategiche.
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Stellantis pronta a potenziare la produzione nei propri stabilimenti americani
Nel dettaglio, ha riattivato la produzione di pick-up di medie dimensioni nello stabilimento di Belvidere, in Illinois e ha inaugurato la produzione della Dodge Durango, presso il Detroit Assebly Center. Si attendono, inoltre, l’espansione dell’impianto di Toledo, in Ohio, e la riqualificazione dell’impianto di Kokomo, in Indiana, centro nevralgico per la produzione del motore Hurricane 4.
Dazi sull’export italiano: cosa c’è di vero sui potenziali pericoli per Prysmian, Danieli ed Eurogroup?
I dazi imposti da Donald Trump per rilanciare l’industria americana minacciano anche l’Unione Europea e, in particolare, l’Italia. Le conseguenze sarebbero notevoli sia sulle esportazioni sia sulla competitività delle società italiane quotate in Borsa.
Gli Stati Uniti sono, infatti, il nostro terzo partner commerciale (dietro a Germania e Francia). Secondo i dati Eurostat, nel 2024, le esportazioni italiane negli USA hanno realizzato ben 66,4 miliardi di euro. Se il Presidente Trump dovesse davvero dichiarare una “guerra dei dazi” contro l’Europa e innalzare le imposte fino al 10% o al 20%, tantissime aziende italiane potrebbero subire un arresto improvviso (fino al 16,8%, secondo le stime).
I settori più penalizzati, per Confartigianato, risulterebbero quello alimentare, della moda, della meccanica e dell’automotive, del legno, dei metalli, della gioielleria e dell’occhialeria.
Ma non tutte le società italiane risentirebbero negativamente dell’imposizione dei dazi. Ad esempio, Prysmian, leader nella produzione di cavi nel settore dell’energia, delle telecomunicazioni e delle fibre ottiche, potrebbe addirittura trarre vantaggio da questa situazione. L’azienda, infatti, si rifornisce localmente e sarebbe rafforzata dalla frenata dei competitor asiatici.
Stesso discorso per Danieli, la multinazionale impegnata nella produzione di impianti siderurgici, i cui investimenti potrebbero incrementarsi grazie agli interventi protezionistici, per mezzo dell’aumento della regionalizzazione della produzione. L’azienda potrebbe, invece, essere penalizzata dalla maggiore competitività derivante di nuovi flussi di acciaio a basso prezzo in Europa.
Il settore automotive, invece, potrebbe risentire di un calo della produttività a causa dei dazi. Tra le aziende da tenere sott’occhio c’è Eurogroup, che attualmente ha un ruolo chiave nell’ambito dell’auto elettrica, visto che i prodotti costruiti in Messico utilizzano l’acciaio elettrico proveniente soprattutto da Giappone, Taiwan e Corea del Sud.