Un vero disastro ecologico quello avvenuto in Kamchatka.
In un paradiso ai confini del mondo si è abbattuto l’inferno scatenato dalla imperizia umana.
La regione, una delle più remote al mondo, e di difficile accesso, è stata brutalizzata ancora una volta dalla mano dell’uomo.
Qui vivono orsi, foche, balene sotto il fascino sinistro di enormi vulcani.
Una natura selvaggia violentata dal comportamento irresponsabile dell’uomo.
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Nelle spiagge estreme del continente siberiano una vera e propria estinzione di massa!
Migliaia di animali morti.
Carcasse putrefatte di foche, pesci, polpi, granchi ricoprono le spiagge della penisola e il fondo del mare.
L’evento ha colpito soprattutto la spiaggia di Khalatyr e la baia di Avacha.
Queste sono zone molto conosciute dai serfisti di tutto il mondo.
Una vera e propria ecatombe.
Non è rimasto niente di vita marina, forse ancora qualche grosso pesce e pochi gamberi e granchi.
Secondo alcuni esperti almeno il 95% della vita è praticamente sparito.
Ai sub che hanno fatto le immersioni per constatare il disastro, è apparso ai loro occhi, a varie profondità, la morte di massa di tutti gli organismi viventi.
Per adesso Greenpeace non ha fatto commenti.
Il problema maggiore sono gli effetti permanenti su tutta la catena alimentare animale per i prossimi decenni a venire.
I sub hanno subito ustioni chimiche, e chi ha effettuato controlli nell’area hanno avuto spiacevoli sintomi come: mal di gola, bruciore agli occhi e vomito.
La presenza di idrocarburi nel sito è impressionante.
Purtroppo, il ministro dell’ecologia russo, Dmitrij Kobylkine, ha dichiarato che si tratta di un fenomeno naturale, in queste zone selvagge le morie di pesci sono una normalità.
Il disastro ecologico in Kamchatka e la responsabilità umana. Solo fenomeni naturali?
Secondo gli organi governativi russi, dopo le tempeste, vi sono aumenti di tossicità causati da morie improvvise di micro organismi marini e che conducono a variazioni nel contenuto di ossigeno dell’acqua.
Da questo fenomeno, la diminuzione dell’ossigeno disciolto nell’acqua marina, l’effetto di mortalità sulla fauna marina.
Nessun problema e nessun pericolo, sono le rassicuranti parole degli organi governativi.
Ci possiamo fidare?
Come sempre no!
La Kamchatka, per la sua natura di zona selvaggia ed ai confini del mondo, è stata durante la guerra fredda una zona piena di installazioni militari.
Da questa zona della Siberia si poteva con migliaia di missili a testata nucleare colpire la costa orientale degli Stati Uniti.
Secondo fonti non governative, il disastro sarebbe dovuto ad abbondanti sgorgamenti di eptile, un carburante per missili estremante dannoso e tossico.
Per concludere sull’argomento “il disastro ecologico in Kamchatka e la responsabilità umana”, come sempre, sarà difficile arrivare alla verità e per adesso migliaia di animali sono morti o stanno morendo e un piccolo paradiso selvaggio distrutto dalla mano dell’uomo per sempre.
Per quanto tempo il pianeta blu potrà permettersi il vergognoso comportamenti di classi dirigenziali che non hanno il ben che minimo rispetto per l’ambiente?
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