Il declino del potere pubblico in Italia: il nuovo libro di Roberto Alesse riafferma il primato della borghesia sul popolo

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È appena uscito, pubblicato da Rubbettino, un libro di grande interesse, scritto da Roberto Alesse, autorevole dirigente dello Stato, che affronta tematiche attuali e dirompenti, come quelle che attengono all’eclissi dei meccanismi di selezione della classe dirigente non solo italiana, in un quadro di disgregazione degli Stati nazionali imposto dai fenomeni della globalizzazione e del neo-populismo. Si tratta di un importante contributo di idee e proposte, a forte connotazione scientifica, che evidenzia soprattutto come, anche in Italia, il mancato riformismo di questi ultimi anni abbia fatto emergere la perversa convinzione che solo il popolo sia portatore di valori sani e che, quindi, non debba essere educato da nessuno. La storia, invece, secondo Alesse, va riconsegnata, al più presto, nelle mani della borghesia, ovvero nelle mani di chi, con la cultura e con il criterio della ragione, è in grado di cacciare dal tempio i mercanti del nuovo millennio affetti da oscurantismo e da grottesche concezioni della società. Le indicazioni del libro sono, al riguardo, sorprendenti.

Il declino del potere pubblico in Italia

Come salvare la classe dirigente nell’era della globalizzazione e delle pandemie

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Libro Roberto Alesse

SINOSSI

Il mondo è ancora sull’orlo di una crisi di nervi. La pandemia da Covid-19, seminando morte e angoscia, ha aggravato, infatti, gli squilibri economici e sociali prodotti dalla globalizzazione e dalla disgregazione degli Stati sovrani. Le politiche pubbliche non sembrano più reggere all’avanzata impetuosa delle multinazionali finanziarie che detengono oramai l’intera ricchezza del pianeta. Che fare, dunque, per evitare la dittatura dei nuovi potentati di turno, senza rafforzare, peraltro, l’ascesa al potere di quei movimenti politici, neopopulisti, che affondano le proprie radici nell’ignoranza e nella manipolazione del sapere attraverso l’utilizzo delle piattaforme digitali? La risposta non è semplice, ma obbligata: occorre restituire centralità ai processi di formazione culturale così da cacciare dal tempio i mercanti di questo millennio che commettono “delitti” in nome e per conto del popolo. Così come è necessario rilanciare, in chiave liberale, progetti e idee in grado di ridistribuire benessere e assicurare funzionalità ai sistemi istituzionali di tipo federale. In questo drammatico scenario universale, riuscirà l’Italia a salvarsi per il tramite delle sue attuali classi dirigenti? Le indicazioni del libro sono sorprendenti.

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