Sconti e Bonus per chi rinuncia alla pensione anche se ha già raggiunto i requisiti. Sembra questa la strada intrapresa dal Governo per riformare un sistema previdenziale che deve essere riformato necessariamente. C’è da evitare obbligatoriamente il ritorno alla Legge Fornero. La chiusura di Quota 102, dell’APE sociale e di opzione donna porta inevitabilmente a chiudere con diverse misure di pensionamento anticipato. Anche di fronte a proroghe di queste misure, sarebbe una soluzione tampone che non risolverebbe il problema definitivamente. Ed ecco che le ipotesi di nuove misure continuano copiose ad arrivare.
Da Quota 41 alla flessibilità a 61 anni, dalla nuova Quota 103 al ripristino di Quota 100 con 35 anni di contributi. Misure vantaggiose dal punto di vista delle possibilità di uscita dal mondo del lavoro per chi punta alla pensione. Ma misure altamente costose dal punto di vista della spesa pubblica. Per questo la via dei deterrenti è tracciata. Significa cercare di spingere i lavoratori a rifiutare i pensionamenti anticipati nonostante la bontà delle misure. Addirittura offrendo Bonus a chi resta al lavoro. Ma quali Bonus?
Il 33% in più di stipendio a chi rinvia la pensione anche se ha raggiunto i requisiti
In passato una cosa simile la fece il Ministro Maroni di un vecchio Governo Berlusconi. E sulla falsariga di quella che era chiamata decontribuzione, si opererà anche adesso. In pratica a determinate categorie di lavoratori verrà offerto un surplus di stipendio pari ad 1/3 di quanto percepiscono mensilmente, se rimandano l’uscita dal lavoro nonostante hanno già raggiunto i requisiti per una forma di pensione anticipata. Soprattutto nel pubblico impiego questa via sarebbe idonea anche a detonare i problemi di organico che molte Pubbliche Amministrazioni hanno. Un tipico esempio è la Sanità, con medici ed infermieri che scarseggiano. Ad esempio i medici, o almeno molti di loro, possono sfruttare una uscita a 62 anni con 35 anni di contributi o senza limiti di età con 42 anni di contributi versati. Offrire a chi può andare in pensione, un Bonus in busta paga per farlo restare in servizio è più di una ipotesi che si fa i vista della imminente Legge di Bilancio. E sarebbe il 33% in più di stipendio il contenuto di questo Bonus non certo irrisorio.
La flessibilità per le pensioni parte dagli incentivi per restare in servizio
Una misura di questo genere consentirebbe davvero di rendere flessibile le uscite per i lavoratori. Resterebbe in capo al lavoratore la scelta di andare in pensione subito, a prescindere da tutto o accettare Bonus e incentivi per qualche anno di carriera in più. Sarebbe una via che consentirebbe di scremare le potenziali platee di uscita dal mondo del lavoro, riducendo la spesa pubblica che resta argomento centrale di qualsiasi riforma della previdenza. E dal momento che molto cambia da categoria a categoria per quanto concerne i requisiti di uscita dal mondo del lavoro, ogni lavoratore potrebbe valutare singolarmente il da farsi. E si risparmierebbero soldi pubblici, perché anche le ipotesi di tagliare il reddito di cittadinanza da gennaio e girare i risparmi ottenuti sulle pensioni, non è sufficiente a rendere le nuove misure sostenibili per le casse statali.