I titolari di pensione di reversibilità INPS ricevono una brutta mazzata sugli assegni in questi casi

pensione

La pensione di reversibilità e quella indiretta sono delle importanti fonti di sostentamento per molte famiglie. In alcuni casi, come prevede la riforma Dini, gli importi mensili possono subire delle drastiche riduzioni. Si tratta di quelle circostanze che definiscono i limiti di cumulabilità con altri redditi. I titolari di pensione di reversibilità INPS ricevono una brutta mazzata sugli assegni in questi casi. Vediamo nello specifico di cosa si tratta e quali vincoli tenere a mente.

Come si stabilisce l’ammontare dell’assegno mensile di reversibilità? L’influenza dell’ordine di parentela e del reddito

Il diritto alla pensione di reversibilità non scatta sempre in maniera automatica quando muore il familiare. Come molti sapranno, il primo vincolo riguarda proprio la percentuale di diritto alla reversibilità in base al beneficiario. C’è chi può assicurarsi il 100% della pensione e chi invece ha diritto a percentuali molto ridotte come il 15% o il 20%. Tali criteri non seguono una logica casuale, ma sono l’espressione dell’art. 22 della Legge n. 903/1965 e successive modifiche. Chiunque fosse interessato a conoscere quale percentuale di reversibilità si assicurerebbe, può consultare la tabella cha abbiamo illustrato qui. La tabella mostra chiaramente come il solo grado di parentela contribuisca a diminuire la quota di assegno a cui si avrebbe diritto. Tuttavia, questo non è l’unico fattore determinante i tagli sugli importi.

Un altro grande vincolo lo stabilisce la Legge n. 335/1995 circa la cumulabilità con altri redditi. I titolari di pensione di reversibilità INPS ricevono una brutta mazzata sugli assegni in questi casi. Che significa precisamente?

Ecco i tagli sugli assegni INPS delle pensioni di reversibilità che nessuno vorrebbe ricevere

Il beneficiario della reversibilità se dichiara redditi sopra una certa soglia può vedersi ridurre l’assegno mensile fino alla completa estinzione. Per l’anno 2021, è necessario operare gli opportuni calcoli in base all’importo fissato del trattamento minimo. In buona sostanza, la Legge stabilisce che non si operano tagli all’assegno mensile solo se i redditi del beneficiario non superano 3 volte il trattamento minimo.

Per l’anno 2021, questo ammonta a 515,58 euro mensili. Facendo un rapidissimo calcolo, dunque, i redditi del beneficiario non devono superare i 20.107,62 euro per l’anno 2021. laddove si superi tale tetto, i titolari di pensione di reversibilità INPS ricevono una brutta mazzata sugli assegni in questi casi. Nello specifico, i tagli che si operano sono rispettivamente del 25%, del 40% e del 50% in relazione alla fascia di reddito.

Per redditi che si attestano tra i 20.107,62 euro e 26.810,16 euro, il taglio sull’assegno è pari al 25% dello stesso.

Con redditi tra i  26.810,16 euro e 33.512,70 euro, si subiscono dei tagli sulla pensione del 40% dell’importo. Ecco dunque come si calcolano i tagli in base al cumulo con altri redditi.

Da ultimo, i redditi sopra i  33.512,70 euro patiscono un dimezzamento della reversibilità.

Approfondimento

I figli perdono il diritto agli assegni di pensione di reversibilità INPS in questi casi

Consigliati per te