Quando un coniuge o un familiare versa del denaro sul conto corrente cointestato, l’operazione equivale ad una donazione verso il cointestatario? Come funziona in questi casi e quali rischi si corrono nella misura in cui si depositano i soldi sul conto cointestato? Di seguito vi forniamo le risposte agli interrogativi sollevati.
Come funziona il conto corrente cointestato
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Il conto corrente cointestato è una tipologia di conto che, come dice il termine, viene intestato a due o più titolari. Questa sua specifica peculiarità lo rende un conto assai gradito alle coppie, alle famiglie o ai soci in affari che intendono risparmiare sui costi di gestione dei conti correnti. In tale maniera, i correntisti non solo si ritrovano più soldi in tasca, ma hanno facilmente accesso al deposito. In ragione di questa logica, si presume che i soldi depositati siano di proprietà di entrambi i con intestatari in parti uguali. È lecito, allora, domandarsi se l’altra metà depositata equivalga ad una donazione verso l’altro cointestatario?
Quando si verifica la donazione indiretta?
Immaginiamo, ad esempio, uno zio anziano che cointesta il proprio conto con un nipote perché quest’ultimo abbia libertà di disporre i pagamenti o altro. Oppure, il caso di un marito che cointesti con la moglie il conto perché quest’ultima possa provvedere alle spese familiari in autonomia. I cointestatari potrebbero, a pieno diritto, definirsi titolari di metà della quota?
Che succede in caso di morte dello zio o del coniuge cointestatrio? I soldi depositati sul conto corrente cointestato equivalgono ad una donazione? Fino a prova contraria, nella misura in cui il conto risulta cointestato con firma e disponibilità disgiunte, questo può considerarsi una forma di donazione indiretta. Come prevede la Legge, la donazione indiretta non prevede un atto pubblico secondo quanto regolamentato dall’art. 782 del c.c. Questo significa che, nel caso in cui la somma depositata risulti appartenente ad un solo intestatario, l’altro potrà ritenersi erede di una donazione indiretta. È opportuno, in questi casi, dimostrare che vi fosse animus donandi con intento liberale e che non vi siano prove a limitazione della donazione indiretta.
La norma è valida fino a prova contraria
I soldi depositati sul conto corrente cointestato equivalgono ad una donazione? Se si dimostra che la cointestazione aveva come unico scopo una migliore gestione del denaro depositato, allora non si parla di donazione. Nel caso sopra, la cointestazione al nipote potrebbe risultare come funzionale alla gestione del denaro dello zio e non di una particolare predilezione. In tal misura, non si parlerebbe più di donazione indiretta.