La domanda è più seria di quel chi si possa immaginare. Perché? Milioni di italiani li attendono ogni anno per comprare a sconto capi d’abbigliamento che altrimenti non li potrebbero mai acquistare. Migliaia e migliaia di commercianti dal canto loro li aspettano per fare una bella fetta di fatturato; smaltire (o svuotare) i depositi; ottenere la giusta liquidità per comprare la collezione autunno-inverno. E quest’anno che succederà, i saldi di fine stagione a luglio 2020 ci saranno o no?
L’orientamento dei commercianti
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Ad alzare le barricate sono stati per primi gli stessi operatori del commercio. Saldi? No, grazie, è il loro generale commento. Per molti di essi i saldi di luglio sarebbe meglio spostarli più in là di qualche mese, o eliminarli proprio del tutto secondo i più intransigenti. Il loro pensiero non è poi da condannare, anzi a rifletterci bene è sensato. Perché? Secondo le direttive governative, essi riapriranno il 18 maggio, quindi dopo soli circa 40/45 giorni (6 settimane) dalla ripresa partirebbe la stagione degli sconti. Chi, tra acquirente e venditore se ne avvantaggerebbe? Certamente il consumatore, che facendo un gioco di aspettative sa bene che dal 18 maggio a breve tempo andrà ad acquistare a sconto.
I nodi del mercato moda
Il lockdown prolungato di ben due mesi ha costretto gli esercenti a non vendere. Risultato? Il canale online va loro rosicchiando quote di mercato. Questo vuol dire regalare ricchezza all’estero (un nome su rutti: Amazon) e distruggere la rete capillare dei negozi e dei mercati, che da posti di lavoro, genera reddito e colora-migliora la qualità dei rioni cittadini. Fino a quando reggeranno? Anche alla luce di un altro serio problema: i canali della supply chain (i rifornimenti distribuzione e logistica) sono tagliati al momento, non comunicano (specie coi Paesi asiatici). E la situazione di certo non migliorerà a stretto giro. Arriveranno i rifornimenti per la stagione autunno-inverno? O anche questo elemento si trasformerà in un vantaggio per lo shopping online? Sull’altro lato del mercato troviamo i consumatori. Essi di solito nei momenti di crisi tagliano le spese non strettamente necessarie, tipo gioielli, viaggi, vacanze, auto, vestiti e beni di non primaria necessità. I negozianti reggeranno tutto questo?
Opzioni al vaglio
Dunque, i saldi di fine stagione a luglio 2020 ci saranno o no? Per adesso si vagliano diverse opzioni. Una sarebbe quella di lasciare i capi estivi nei negozi almeno sino ai primi di settembre 2020, e sfruttare la consueta e normale stagionalità. Chi è ai vertici della filiera moda si trova “incastrato” tra i ritardi di pagamenti delle fatture emesse ai commercianti e i margini di guadagno che gli esercenti hanno sulle vendite dei singoli capi. Un’altra ipotesi è appunto quella di eliminarli per la sola estate 2020. Ad ogni modo per il rilancio del settore Confesercenti propone:
- un ristoro diretto dei costi di esercizio proporzionato ai giorni di chiusura, dietro semplice autocertificazione;
- abbattimento forfetario del 70% degli acconti 2020 sia di Irpef che di Ires;
- sospensione dei carichi affidati all’Agenzia delle Entrate (cartelle, avvisi bonari, accertamenti con adesione, etc.) fino al 31.12.2020;
- riduzione forfetaria del 50%, in favore del datore di lavoro, dei contributi previdenziali ed assistenziali del personale dipendente a proprio carico, e del 75% dei contributi previdenziali ed assistenziali diretti;
- un sostegno (credito fiscale forfettario) a copertura dei costi di messa in sicurezza dei locali (https://www.proiezionidiborsa.it/come-scaricare-un-costo-dal-reddito-imponibile/).