I motivi che spingono Pechino a rivendicare Taiwan come territorio cinese

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L’arrivo di Nancy Pelosi a Taiwan e per giunta il suo incontro con le autorità dell’isola, potrebbero essere paragonati alla classica scintilla all’interno di un deposito di munizioni. Purtroppo molti considerano solo la situazione attuale e cioè la visita di un alto rappresentante del Governo USA come una sorta di riconoscimento da parte di Washington, di un territorio rivendicato dalla Cina. Ma la questione tra Pechino e Taipei è molto più complessa. E soprattutto affonda le sue radici in un periodo storico ben più lontano. Semplificando il concetto e soprattutto con le dovute distinzioni, in molti vedono alcuni parallelismi con la questione russo-ucraina. Il motivo è da ricercarsi nella Storia che ha portato alla situazione attuale.

I motivi che spingono Pechino a rivendicare Taiwan come territorio cinese

Come è noto, dopo la guerra civile cinese del 1949, i nazionalisti di Chiang Kai-Shek si sono rifugiati in quella che i Portoghesi secoli addietro, avevano battezzato come Isola di Formosa. Oggi conosciuta come Taiwan. Per evitare un protrarsi del conflitto e soprattutto per riuscire a stabilizzare l’ordine interno, Mao Tse-Tung preferì chiudere la questione per concentrarsi sulla nascente Repubblica cinese. Purtroppo, sia lui che il suo avversario si dichiararono come autorità del Governo cinese creando, di fatto, la presenza di due Nazioni; la Repubblica Popolare Cinese (con capitale Pechino, appunto) e la Repubblica Cinese (con capitale Taipei).

La comunità internazionale, in realtà, ha riconosciuto Pechino come capitale della Cina. Invece, per Taiwan si è deciso di considerarla come Nazione a sé, con la quale intrattenere rapporti diplomatici e commerciali. La Cina continentale ha da sempre visto Taiwan come una parte del proprio territorio e la sua intenzione sarebbe quella di annetterla. Magari sfruttando lo stesso schema usato con Hong Kong. L’ex colonia britannica, infatti, è tornata alla madre patria nel 1999 con la prospettiva di un ampio margine di autonomia. Progressivamente, però, il margine iniziale si è man mano assottigliato, portando Pechino de facto a prendere un controllo praticamente totale della zona.

I parallelismi con la Russia

Per questo motivo, memore di questo precedente, Taiwan ha rifiutato la proposta cinese di rientrare a sua volta sotto il controllo di Pechino nel 2049, in occasione del centenario della rivoluzione. Alla luce di tutto questo, la presenza di Pelosi su territorio taiwanese equivale ad una sorta di legittimazione del Governo di Taipei. Ma tra i motivi che spingono Pechino a rivendicare la sovranità su Taiwan c’è anche dell’altro. Washington, è bene sottolinearlo, è tra le Nazioni che, pur riconoscendo Pechino come legittima rappresentante della Cina, non ha esitato, già dalla fine degli anni ‘70, a fornire a Taiwan aiuti militare.

Questo perché, a differenza della Cina di Mao (ieri) e di Xi Jinping (oggi) Taipei è non solo una democrazia. Potrebbe essere anche un possibile avamposto occidentale nel Mar cinese. E, come è facile immaginare, Xi Jinping potrebbe non volere l’Occidente davanti la porta di casa. Proprio come Putin non vuole la Nato alle frontiere russe.

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