I miliardi di euro a valanga della BCE quanto altro affosseranno i rendimenti dei titoli di Stato nel 2021?

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Com’era stato previsto dagli operatori di mercato, ieri la BCE ha confermato la natura espansiva della sua futura politica monetaria targata 2021 (e non solo). In sostanza, un fiume di liquidità che sarà riversato sul mercato attraverso più canali al fine di sostenere l’UE a uscire dalla “pandemia economica”.

In questa sede, tuttavia ci chiediamo se i miliardi di euro a valanga della BCE quanto altro affosseranno i rendimenti dei titoli di Stato nel 2021. Procediamo con ordine.

I nuovi stimoli monetari della BCE

In estrema sintesi, le nuove linee guida emerse ieri dalla BCE prevedono aiuti più ampi nei volumi erogati e più estese nel tempo.

Nel dettaglio, hanno  aumentato di altri 500 miliardi il programma PEPP (gli acquisti di titoli sovrani), giunto così alla soglia dei 1.850 miliardi complessivi. Inoltre ne è stata allungata la durata di altri nove mesi, portata ieri fino al 31 marzo 2022 (almeno per adesso).

Poi le condizioni più favorevoli delle aste TLTRO III (operazioni di rifinanziamento a lungo termine “targherizzate” all’erogazione di prestiti alle aziende) sono state estese. Precisamente di un altro anno, fino al 30 giugno 2022. Ci saranno inoltre tre nuove aste tra giugno e dicembre 2021. Quanto alle banche richiedenti, potranno prendere a prestito fino al 55% (rispetto al vecchio 50%) dei loro prestiti eleggibili a bilancio.

Sempre nel 2021 vi saranno ulteriori quattro nuove aste PELTRO (la liquidità pandemica). Infine, i tassi ufficiali di sconto sono rimasti invariati.

Ma i miliardi di euro a valanga della BCE quanto altro affosseranno i rendimenti dei titoli di Stato nel 2021?

Aldilà dei termini non sempre di immediata comprensione, s’intuisce però una cosa. La BCE anche nel 2021 inonderà il mercato di liquidità.

Al piccolo risparmiatore interessa capire se c’è o meno un nesso tra questo ingente e futuro fiume liquidità e i rendimenti sui sovereign bond. La risposta è positiva e, come sempre, si presta a una doppia, opposta lettura.

Per lo Stato emittente, una curva dei tassi in discesa vuol dire tanti soldi risparmiati in termini di interessi sul debito. Ovvero, ci si indebita e indebiterà a costi davvero irrisori. Per il risparmiatore alla ricerca di cedole ricche il sentiero si fa più impervio. Accontentarsi di tassi bassi (o negativi fino alle scadenze sui 5 anni) o guardarsi altrove?

I rendimenti potrebbero scendere ancora nel 2021

Per la BCE gli acquisti del PEPP sono molto più liberi rispetto al QE, i quali, come sappiamo, sono vincolati al peso economico di ogni singolo Paese membro. Quindi, verosimilmente l’Eurotower si muoverà con gli acquisti lì dove lo spread deve essere necessariamente tenuto a bada. In pratica verso i Paesi dell’Europa del Sud, come la Grecia, la Penisola Iberica e l’Italia (eppure un tempo questi erano i c.d. PIIGS).

La riprova è data dal fatto che la curva dei rendimenti sovrani in molti di questi Paesi citati è in flessione ormai da tempo.

In Portogallo, ad esempio, anche il rendimento del bond decennale è andato recentemente in territorio negativo. Secondo autorevoli analisti finanziari, è probabile che la stessa sorte toccherà anche alla Spagna nel giro delle prossime settimane.

Il piccolo risparmiatore italiano si chiede: i miliardi di euro a valanga della BCE quanto altro affosseranno i rendimenti dei titoli di Stato nel 2021? Difficile dirlo per adesso.

Di certo la strada sembra segnata, almeno a stretto giro. Ossia da un lato difficilmente si vedranno le ricche cedole di un tempo sulle nuove emissioni. Mentre dall’altro è probabile che anche sul mercato secondario i rendimenti andranno a scemare di un altro po’.

Non resta che seguire da vicino l’evoluzione dei mercati, studiando nel frattempo tutte le possibili contromosse. Una su tutte potrebbe essere, ad esempio, quella della diversificazione del portafoglio.

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