Nelle ultime settimane la volatilità dei mercati è aumentata, a causa delle preoccupazioni per un rallentamento economico e l’inflazione persistente, che hanno provocato dei ribassi. Tuttavia, in una visione più ampia, nonostante le vendite, le azioni hanno registrato guadagni molto forti e si trovano vicino ai massimi storici. Solo la loro rottura, però, potrebbe dare una forte accelerazione rialzista. I mercati azionari americani registrano la migliore performance settimanale da circa un anno: dopo la prima giornata di contrattazione della settimana, cosa attendere?
La scorsa settimana è stato pubblicato l’ultimo dato sull’inflazione, che ha inizialmente suscitato una risposta negativa dai mercati, poiché l’aumento mensile dell’inflazione core ha dimostrato che il percorso per combattere l’inflazione non sarà completamente lineare. Nonostante le sfide su base mensile, la tendenza generale dell’inflazione è in discesa, con l’inflazione core tornata ai livelli del 2021. I mercati hanno ridimensionato le aspettative di un ampio taglio dei tassi da parte della Fed nella riunione di settembre, ma si prevede che la politica monetaria nel complesso sia positiva, con la possibilità che la Fed inizi una fase prolungata di tagli dei tassi già dalla prossima settimana.
Le ultime settimane sono state abbastanza nervose sui mercati azionari americani
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Il Dow Jones ha mostrato movimenti significativi e volatili nel periodo tra agosto e settembre. Il 5 agosto è sceso di 1.034 punti, per poi risalire di 1.062 punti nei sei giorni successivi. Nei giorni seguenti, l’indice ha guadagnato quasi 2.000 punti, ma ha poi perso 1.000 punti tra il 29 agosto e il 6 settembre. Il 6 settembre, inoltre, ha registrato un’oscillazione intraday di 910 punti in poche ore.
Questi movimenti altalenanti del mercato sono stati causati da diversi dati economici che hanno influito sulle prospettive degli investitori, in particolare riguardo al mercato del lavoro e alla leadership delle grandi aziende tecnologiche. La vendita di inizio agosto è stata scatenata da un rapporto sull’occupazione che ha mostrato un rallentamento nella crescita delle assunzioni, alimentando i timori di una possibile recessione. La flessione di fine agosto è stata dovuta a un debole rapporto mensile sul settore manifatturiero. Infine, il calo del 6 settembre è stato una reazione a un rapporto sull’indice dei prezzi al consumo (CPI) che ha mostrato un rallentamento nel calo dell’inflazione.
Il dato sull’inflazione
La settimana scorsa è stato pubblicato l’ultimo dato sull’inflazione, che ha ricevuto una risposta iniziale poco positiva dal mercato. L’aumento mensile del core CPI ha mostrato che la lotta contro l’inflazione non sarà del tutto lineare. Su base annua, l’inflazione di base è rimasta stabile al 3,2%, un valore che è la metà rispetto al picco, ma ancora sopra l’obiettivo del 2% fissato dalla Federal Reserve.
La principale causa del mancato progresso nell’abbassamento dell’inflazione è attribuibile ai prezzi degli immobili (affitti e case), che sono aumentati più del previsto (+0,5% rispetto al mese precedente). Tuttavia, altri settori hanno mostrato segni incoraggianti, con cali dei prezzi per categorie come veicoli usati, assistenza personale e medica, svago e arredamento.
In generale, le tendenze inflazionistiche recenti indicano progressi, ma con alcune eccezioni. I prezzi degli immobili rappresentano il principale ostacolo, e sebbene ci si aspetti una moderazione degli affitti nei prossimi mesi, una riduzione significativa dei prezzi delle case sarà difficile nel breve termine, a causa della scarsa disponibilità di abitazioni in vendita (pochi proprietari sono disposti a vendere e rinunciare ai mutui al 3%).
Il rallentamento meno accentuato dell’inflazione di base rende improbabile che la Federal Reserve tagli i tassi di interesse di 50 punti base (0,50%) nella prossima riunione. Anche se i mercati finanziari nelle ultime settimane hanno anticipato un maggiore taglio dei tassi, gli analisti non condividono questa visione, poiché il mercato del lavoro e il contesto economico non giustificano una risposta politica così estrema. La reazione inizialmente debole dei mercati finanziari a questo rapporto sull’inflazione potrebbe essere dovuta al fatto che si sono ridotte le speranze di un taglio dei tassi più consistente.
I mercati azionari americani registrano la migliore performance settimanale da circa un anno: le indicazioni dell’analisi grafica
La chiusura settimanale del 13 settembre ha dato un’importante prova di forza dei rialzisti. Il recupero del supporto in area 5.477,41, infatti, è un chiaro segnale di forza che potrebbe spingere le quotazioni secondo lo scenario indicato in figura dalla linea tratteggiata. I ribassisti, invece, potrebbero riprendere il sopravvento nel caso di chiusure settimanali inferiori a 5.477,41. In questo caso lo scenario più probabile potrebbe essere quello indicato in figura dalla linea continua.
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