I film dell’anno da non perdere secondo la critica

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Di certo, anche se il 2020 non è stato un anno d’oro per il cinema, di film belli ne sono usciti molti. La critica internazionale ne ha scelti alcuni assolutamente da guardare, magari proprio durante le feste natalizie.
Quali sono i film dell’anno da non perdere secondo la critica?

I critici newyorkesi premiano un film italiano

I critici del New York Post, A.O. Scott e Manola Dargis mettono al primo posto delle proprie classifiche due film disponibili in streaming.
Uno dei due, tratto dal romanzo omonimo di Jack London, è tra l’altro italianissimo. Si tratta di Martin Eden. Alla regia vede Pietro Marcello ed è interpretato da Luca Marinelli. A differenza del libro, è ambientato a Napoli e non a San Francisco. Marinelli ha vinto la Coppa Volpi come miglior attore al Festival di Venezia grazie a questo film. È possibile recuperarlo in streaming su Sky Go e NowTV.

Il NYP indica come secondo miglior film del 2020 Borat – Seguito di film cinema, in streaming su Amazon Prime Video. Pur non essendo probabilmente lo stato dell’arte cinematografica, secondo Scott è “il film più 2020 di tutti”. Il perché è presto detto. Racconta la pandemia, il lockdown, le fake news dilaganti, la campagna elettorale statunitense, le lotte femministe e il clima di quest’anno in maniera davvero realistica. Scott ha scritto anche che “quando la satira converge con il documentario, significa che entrambi hanno preso una strada senza uscita”.

Da non perdere il vincitore del Leone d’oro

Anche HuffPost ha stilato la sua classifica de i film dell’anno da non perdere secondo la critica e, al primo posto, ha messo Nomadland. Vincitore del Leone d’oro al Festival di Venezia 2020, il film è basato sul racconto d’inchiesta di Jessica Bruder. La regia è di Chloé Zhao, cinese di nascita e americana d’adozione. È il ritratto di un’America che si è scollegata dal vivere comune occidentale: niente dimora fissa, una famiglia. Attraverso la metafora del protagonista, che non sa trattenersi né nei luoghi né nelle relazioni affidandosi a un continuo nomadismo, Zhao racconta la sua America. Quella dei grandi spazi, senza confini, quella più solidale verso gli emarginati. Il film diventa così anche una critica a ciò che gli USA sono diventati.

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