I massimi annuali sono ormai lontani e i falchi della FED fanno nuovamente paura e l’euro crolla contro il dollaro. I dati relativi all’inflazione americana, infatti, sono stati peggiori delle attese rafforzando il timore che la Banca centrale degli Stati Uniti possa inasprire nuovamente la politica dei tassi. Paradossalmente un dato europeo con inflazione migliore delle attese potrebbe ulteriormente affossare la moneta unica europea.
Il dato americano sull’inflazione e le attese per quello europeo
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Al termine della settimana che ha visto il Personal Consumption Expenditures price index (PCE) segnare un valore doppio rispetto alle attese, l’euro è crollato contro il dollaro. L’aumento dell’inflazione, infatti, potrebbe ridare forza ai falchi della FED con conseguente aumento dei tassi oltre i livelli già scontati dal mercato. A questo dato il dollaro ha reagito prontamente rafforzandosi contro tutte le principali valute.
Paradossalmente un ulteriore colpo all’euro potrebbe arrivare dai dati sull’inflazione europea. Una discesa superiore alle attese, infatti, potrebbe spingere la BCE ad allentare la politica dei tassi. La diretta conseguenza di questo potrebbe essere un ulteriore indebolimento dell’euro.
I falchi della FED fanno nuovamente paura e l’euro crolla contro il dollaro
Il 24 febbraio la chiusura del cambio euro dollaro (FXEURUSD) è stata a 1,0548, in ribasso dello 0,47% rispetto alla seduta precedente. La settimana ha chiuso al ribasso dell’1,37%.
Time frame giornaliero
Come già registrato nei precedenti articoli, la tendenza in corso è ribassista e al momento non si vedono segnali di ripresa. Il ribasso potrebbe tranquillamente continuare fino alla parità.
Time frame settimanale
Un ribasso settimanale così importante non si vedeva da settembre 2022. Inoltre con quella appena conclusasi abbiamo registrato la terza settimana consecutiva al ribasso su quattro.
Da notare che tutti gli indicatori sono impostati al ribasso.
A meno di miracolosi recuperi, quindi, potremmo essere sul punto di un percorso che ha come obiettivo più probabile l’area dei minimi registrati nell’autunno del 2022.
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