I data center di Microsoft e Google venderanno anche calore?

Data center

I data center sono una parte essenziale dell’infrastruttura di conservazione e accesso ai dati che viaggiano via internet, e senza di essi non potremmo usufruire degli attuali servizi digitali. L’accesso ai dati bancari personali, l’interrogazione dei motori di ricerca e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale generativa, non sarebbero possibili senza i centri dati sparsi per il mondo.
Sappiamo anche che i data center hanno bisogno di molta energia elettrica per funzionare e che in parte compensano con la produzione da fonti rinnovabili (idroelettrico, fotovoltaico, geotermico), meno nota è la possibilità di sfruttare l’enorme calore prodotto per riscaldare le abitazioni poste a poca distanza da essi.
L’ingegno umano è però sempre al lavoro e ora alcuni progetti concreti stanno emergendo, coinvolgendo anche società IT e del settore energetico quotate in Borsa.

Vendere il calore dei data center per riscaldare le abitazioni

Le tecniche ingegneristiche capaci di sfruttare il calore “di scarto” dei data center possono differire, ma in generale l’energia termica generata viene convogliata in pompe di calore che ne aumentano la capacità per essere infine inviata alla rete di teleriscaldamento gestita da una utility locale.
Uno dei progetti in fase di realizzazione in Italia coinvolge le società quotate a Piazza Affari DBA Group (DBA) e A2A (A2A), insieme a Retelit. Il data center Avalon 3 di Retelit, infatti, inizierà la distribuzione di calore al Municipio 6 di Milano a partire dal 2026 quando DBA avrà terminato insieme ad A2A i lavori di adeguamento delle infrastrutture.
Un altro esempio di recupero del calore dai data center a scopo di teleriscaldamento lo troviamo ad Helsinki, in Finlandia, dove è stato inaugurato il sistema di recupero del calore in eccesso dal data center HE5 Viikinmaki per fornire energia termica alle aziende e alle abitazioni civili limitrofe.
Il data center è di proprietà della società americana Equinix (EQIX), azienda quotata al Nasdaq e su cui gli investitori possono esporsi investendo con broker che fanno uso della piattaforma di trading MetaTrader 5 allo scopo di trarre vantaggio dai nuovi trend che la tecnologia rende possibile.
Dunque non è difficile ipotizzare che ben presto anche i data center di Microsoft (MSFT) e di Alphabet/Google (GOOGL) possano cogliere l’opportunità di vendere l’energia termica generata dai propri centri di elaborazione dati. Il beneficio, oltre a essere ambientale è anche economico poiché vendere il calore apre a una nuova opportunità di remunerazione.

I numeri dell’energia termica recuperata dai data center

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Secondo quanto riportato da L’Economia del Corriere della Sera, un data center da 20 megawatt potrebbe riscaldare fino a 4.500 abitazioni recuperando 45 gigawattora di calore ogni anno.
Quello appena riportato è soltanto un esempio, perché l’effettiva quantità di calore esportabile dipende dalle dimensioni del data center, dal sistema di raffreddamento utilizzato e dalla quantità di energia termica che la società energetica è disposta a convogliare nella sua rete di teleriscaldamento.
Al netto delle differenti tecniche realizzative e della capacità di generare calore da parte di un data center, l’innovativa soluzione apre un nuovo scenario per l’economia circolare e per gli investitori interessati.

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[foto copertina e nell’articolo Pixabay]

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