Diversi frutti autunnali hanno poche controindicazioni e molte proprietà benefiche. Sicuramente i cachi sono fra questi. Ricchi di potassio e vitamine del gruppo C sono importanti per combattere la ritenzione idrica e migliorare le funzionalità del fegato. Aiutano a eliminare le tossine e il contenuto di fibre regolarizzerebbe le funzionalità intestinali.
100 grammi di cachi avrebbero circa 70 calorie ma dovremmo consumarli con moderazione per sfruttare i benefici e tenere lontane le controindicazioni. Un frutto al giorno, magari a colazione, sarebbe considerata la dose ideale. Avrebbero una discreta quantità di zuccheri e mangiarne molti potrebbe portare dissenteria e squilibri per diabete e obesità. Se vogliamo conservarli per l’inverno dovremmo eliminare la buccia e metterli in freezer dentro i sacchetti da congelamento.
Come mangiarli e come evitare le controindicazioni
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Scopriamo se i cachi fanno bene o male e cerchiamo di capire come consumarli. Partiamo dall’inserimento nella dieta giornaliera. Quando dovremmo mangiarli? I cachi sono ideali per la colazione o per gli spuntini. Dovremmo mangiarne uno al giorno, quindi inserirli nel primo pasto della giornata o come alimento unico dello spuntino di metà mattina sarebbe la scelta migliore. In ogni caso nella prima parte della giornata. Dai cachi possiamo ottenere gustose marmellate, semifreddi e cheesecake, gelatine con cui accompagnare i secondi, risotti con le mandorle e sformati con le castagne. Per molte persone gli alimenti che caratterizzano l’autunno sono i più saporiti e i migliori che si possano trovare in commercio durante l’anno.
Non possiamo certo inserirli nei vari piatti che prepariamo perché rischieremmo di compromettere la gestione dei valori glicemici raggiungendo picchi pericolosi. Chi soffre di frequenti episodi di colite dovrebbe sentire il proprio nutrizionista prima di decidere di inserirli nel regime nutrizionale. Non andrebbero mangiati la sera proprio a causa della presenza degli zuccheri che seppur naturali verrebbero comunque convertiti in grassi. Chi ha alti valori di colesterolo potrebbe mangiare i cachi nella prima parte della giornata perché farebbero bene al cuore. Le sostanze bioattive contenute abbasserebbero il colesterolo e migliorerebbero la pressione sanguigna.
Uno studio pubblicato su Food Chemistry metterebbe in evidenza la presenza di antiossidanti nei cachi ottimi per ridurre l’invecchiamento delle cellule. Abbasserebbero il colesterolo cattivo del 31% e quello dei trigliceridi del 19%.
A chi fanno bene i frutti autunnali
Quando scopriamo se i cachi fanno bene o male non possiamo più smettere di mangiarli soprattutto se facciamo attività fisica. Il basso tasso calorico e la presenza di zuccheri ci aiutano quando facciamo sport soprattutto se li consumiamo a colazione. Ma non dobbiamo sottovalutare i benefici per gli occhi soprattutto nella prevenzione della cataratta e per la pelle grazie ai carotenoidi contenuti che ci aiuterebbero con gli effetti dell’inquinamento. Ma anche contro i pericoli dei raggi UV.
100 grammi di cachi conterrebbero 16 grammi di zuccheri, questa è una loro caratteristica, al limitato contenuto calorico corrisponderebbe il gusto tipico di un dessert. E probabilmente è così che dovremmo consideralo. Inoltre, farebbero bene a chi soffre di stipsi, aumentando leggermente il consumo potremmo trasformare l’effetto lassativo da negativo a positivo. Anche chi soffre di gastrite dovrebbe pensare ai cachi per neutralizzare l’acidità dei succhi gastrici dello stomaco. Un frutto dopo pranzo potrebbe aiutare a tenere sotto controllo il reflusso gastroesofageo.
Scopriamo se i cachi fanno bene o male e cosa fare con i frutti maturi
I cachi non dovrebbero essere raccolti quando sono ancora verdi ma aspettare che la buccia diventi gialla. Infatti quando il colore è verde il frutto è acerbo e al tatto risultano duri. Quando la buccia diventa gialla e quindi arancione e al tatto sono morbidi allora dovrebbero essere raccolti. Bisogna fare attenzione anche a non farli maturare troppo, diventerebbero scuri e la polpa zuccherina uscirebbe di fuori una volta spaccatosi il frutto. Quando li troviamo leggermente anneriti in cucina, possiamo approfittare per preparare le marmellate. Una varietà che troviamo spesso nei supermercati è il caco mela che si differenzia da quello tradizionale e dal caco vaniglia per l’assenza dei tannini.
Una curiosità interessante riguarda il soprannome della pianta cioè albero della pace. Questo perché si narra che a Hiroshima, 2 alberi di cachi furono gli unici esseri viventi sopravvissuti dopo l’esplosione dell’atomica nel 1945.
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