Quando un soggetto contrae grossi debiti che non riesce a saldare inizia a ricevere dall’Agenzia delle Entrate delle cartelle esattoriali. Se anche queste non ottengono la soddisfazione dei crediti entro un buon lasso di tempo si avvia l’espropriazione forzata. Essa viene notificata all’insolvente con un avviso di intimazione. Dalla ricezione di questo avviso si hanno a disposizione 5 giorni per saldare il debito dovuto. Ovviamente, se non si possiede l’intera somma necessaria, è possibile anche richiedere la rateizzazione del debito. Ma la preoccupazione maggiore di chi ha contratto debiti con l’Amministrazione o con il Fisco è proprio quello di arrivare al pignoramento. Ecco i beni che possono essere oggetto di pignoramento e quelli che, invece, sono impignorabili.
La legge tutela anche il debitore
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La legge prevede un elenco di beni che non possono essere pignorati neanche se i debiti contratti sono molto alti. E lo stesso vale per alcuni redditi. Questi, quindi, restano al sicuro anche nel caso in cui si giunga ad una esecuzione forzata perché anche a chi ha debiti deve essere garantito il minimo indispensabile per vivere. In questo articolo andremo, quindi, a vedere quelli che sono i beni impignorabili e quelli che invece possono essere sottratti alla proprietà del debitore. Il conto corrente, i libretti di risparmio e i conti di deposito possono essere bloccati e pignorati.
È possibile pignorare la prima casa?
Non è così scontata la risposta. Il creditore privato può, in ogni caso, chiedere anche il pignoramento della prima casa per la soddisfazione del proprio debito. Se, invece, è l’Agenzia delle Entrate a richiedere il pagamento, la prima casa non può essere pignorata se:
- il debitore possiede quell’unico immobile;
- non si tratti di un immobile di lusso;
- se il debitore l’ha adibita a propria abitazione personale.
Anche in mancanza di uno solo dei requisiti sopra descritti l’Agenzia delle Entrate non può pignorare la prima casa. Ma, ricordiamo, il creditore privato può farlo.
La polizza sulla vita è pignorabile?
L’assicurazione non è tra i beni che possono essere oggetto di pignoramento. Le somme che l’assicurazione deve al beneficiario della polizza non possono essere toccate. Ma perché? In questo caso si vuol proteggere la previdenza anche del debitore e proprio per questo motivo l’assicurazione sulla vita ed il fondo pensione non possono essere pignorati.
Possono pignorare la pensione diretta, indiretta e di invalidità?
Qualsiasi trattamento previdenziale, diretto e indiretto che sia, può essere pignorato. Ma al beneficiario deve essere garantito il minimo vitale che è individuato in una somma pari a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale.
Avendo nel 2022 l’assegno sociale un importo pari a 468 euro circa, la parte impignorabile della pensione è di 702 euro. La parte eccedente i 702 euro, invece, è pignorabile nella misura di un quinto.
Le pensioni assistenziali che sono erogate al titolare per le sue condizioni di salute sono invece impignorabili. La pensione di invalidità civile, l’assegno mensile, l’indennità di accompagnamento ma anche l’assegno sociale, quindi, non possono essere in nessun caso pignorati.
Lo stipendio può essere soggetto a esecuzione forzata, ma non tutto
Per lo stipendio vale quanto detto sopra per le pensioni previdenziali: può essere pignorato solo per la parte eccedente il minimo vitale (702 euro). Anche in questo caso la parte pignorabile è sempre del 20%.
Ma attenzione, sia per lo stipendio che per la pensione se a chiedere il pignoramento è l’Agenzia delle Entrate la quota che può essere pignorata varia. E la variazione dipende dall’importo dello stipendio o della pensione stessa:
- per trattamenti che non superano i 2.500 euro l’AdE può pignorare solo un decimo dell’importo;
- per trattamenti di importo superiore ai 2.500 euro, ma non superiore ai 5.000 euro, l’importo pignorabile è di un settimo;
- per trattamenti che superano i 5.000 euro, invece, l’Agenzia può pignorare un quinto dell’importo.
NASPI e reddito di cittadinanza possono essere pignorati?
NASPI, DIS-COLL e Cassa Integrazione sono pignorabili allo stesso modo di stipendio e pensione. Quindi, sempre nel rispetto del limite vitale. Non può, invece, essere pignorata l’indennità di mobilità perché è un trattamento previdenziale e non un ammortizzatore sociale.
Il reddito di cittadinanza, invece, non può in nessun caso essere oggetto di pignoramento. Questo perché si tratta di un trattamento assistenziale e, quindi, non viene attaccato neanche nella parte eccedente il minimo vitale. Ed ovviamente lo stesso trattamento si applica anche alla pensione di cittadinanza. Se si prendono contemporaneamente reddito di cittadinanza e NASPI, il primo non potrà essere pignorato, la seconda sì.
Ecco i beni che possono essere oggetto di pignoramento: mobili e oggetti personali, come funziona?
La legge consente il pignoramento di auto, moto, barche e altri veicoli di proprietà del debitore. Ma potrebbe aggredire anche oggetti di valore che possiede, come ad esempio quadri o mobili di pregio, gioielli, collezioni di valore. Anche impianti stereo o televisivi possono essere oggetto di pignoramento. E anche tutto il mobilio della casa. Con qualche eccezione.
Ci sono oggetti che, per il loro valore affettivo, anche se di valore non possono essere pignorati. Come ad esempio la fede nuziale. Ma non si possono pignorare neanche biancheria, vestiti, letto, armadi, tavolo e sedie. Sono impignorabili, poi, fornelli da cucina, stufe, frigorifero e lavatrice. Oltre, ovviamente, ad alimenti e bevande.
Impignorabili sono anche le armi che l’eventuale debitore deve possedere per il servizio o le decorazioni al valore che ha ricevuto, la corrispondenza personale, manoscritti e registri.
Tutti gli altri mobili della casa, invece, possono essere pignorati e venduti all’asta.