Andare in pensione non è certo la cosa più facile che c’è, soprattutto in base alle attuali regole del sistema. Sarà per questo che tanti aspettano con impazienza che arrivi la tanto attesa riforma delle pensioni. Infatti le regole del sistema e quindi le regole della riforma Fornero tutto fanno tranne che consentire facili accessi alla quiescenza per i lavoratori. Un problema serio per tutti, ma ancora di più per chi magari ha perso il lavoro e si trova senza reddito e con una pensione ancora distante negli anni. Le normative però consentono alcune scorciatoie.
Non tanto per andare in pensione prima, perché se ad un lavoratore mancano anni di età o di contributi, poco si può fare. Piuttosto esistono delle misure che permettono di prendere un qualcosa aspettando di arrivare alla giusta età pensionabile. In alcuni casi è l’INPS ad offrire sostegno. In altri ancora è il datore di lavoro. Oppure si tratta di autentici ammortizzatori sociali, in altri di misure simili alle pensioni, anche se non propriamente pensioni.
I 4 migliori indennizzi da prendere in attesa della pensione
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Perdere il lavoro ad una età piuttosto avanzata e senza aver ancora maturato l’età minima per una misura pensionistica? sicuramente un problema serio questo. Ma l’INPS in questo caso corre in aiuto. Se il lavoratore non ha perso il lavoro per sua scelta, c’è la NASPI. Si tratta dell’indennità per disoccupati INPS, che viene pagata mensilmente a chi perde il lavoro involontariamente (anche per dimissioni per giusta causa).
Come funziona? In pratica, la NASPI viene erogata mese per mese per una durata massima di 24 mesi (la metà delle settimane lavorate negli ultimi 4 anni) e per il 75% dello stipendio percepito negli ultimi 4 anni di lavoro (stipendio lordo utile ai fini previdenziali). Per esempio, chi si trova a 65 anni senza lavoro e senza pensione, può percepire la NASPI fino ad arrivare a 67 anni, quando dovrà ottenere la pensione di vecchiaia. Tra i 4 migliori indennizzi da prendere in attesa della pensione la NASPI è quello classico, un autentico ammortizzatore sociale.
Dall’APE sociale ai contratti di espansione
Sempre l’INPS ha uno strumento che può sembrare una pensione e che invece è una specie di reddito ponte per futuri pensionati. La misura si chiama APE sociale. La possono percepire i caregivers, gli invalidi, i lavori gravosi ed anche i disoccupati. Servono 30 anni di contributi per chi ha una invalidità del 74% almeno, per chi assiste da 6 mesi un familiare disabile o per i disoccupati.
Servono 36 anni di contributi versati per i lavori gravosi, ad eccezione di edili e ceramisti ai quali ne bastano 32. L’APE si può prendere da 63 anni e fino ai 67 anni. L’assegno mensile, senza tredicesima, ANF, maggiorazioni e reversibilità, è pari alla pensione maturata alla data di uscita, ma fino a massimo 1.500 euro al mese.
Assegno pagato dall’INPS come fosse una pensione, ma di fatto finanziato dal datore di lavoro è ciò che prevedono l’isopensione e i contratti di espansione. L’isopensione recentemente è stata prorogata dal decreto Milleproroghe e scadrà il prossimo 2026. Con l’ispoensione, azienda e sindacati possono trovare l’intesa per collocare a riposo quanti si trovano a 7 anni dai 67 anni di età utili alla quiescenza di vecchiaia.
Si chiama anche incentivo all’esodo e riguarda datori di lavoro con almeno 15 dipendenti in organico. Stesso discorso per il contratto di espansione, che consente una specie di anticipo di pensionamento per chi si trova a 4 anni dai 67 o con 5 anni di lavoro davanti per arrivare ai 42,10 di contributi per la pensione anticipata. L’azienda in questo caso deve essere di almeno 50 dipendenti in organico. E l’accordo coi sindacati, anche in questo caso necessario, deve guardare anche ad un piano di nuova occupazione.