Ci sono molte forme tramite cui il nostro ordinamento aiuta situazioni considerate svantaggiose. Alcune riguardano possibili integrazioni salariali per quanti non riescano a raggiungere una soglia considerabile dignitosa per sopravvivere. Questa regolazione avviene tramite il meccanismo dell’integrazione salariale. In altri casi, invece, vengono riconosciuti degli ausili a persone che si trovano in stati di disabilità. Ad esempio, di recente abbiamo parlato degli importanti benefici sugli acquisti auto per i destinatari della legge 104: detrazione sul 19% della spesa, IVA agevolata, esenzione dal bollo ed infine quest’altro beneficio economico.
Vi è poi la possibilità di ricevere la pensione d’invalidità. Questa viene riconosciuta mensilmente ed ha un importo variabile rispetto alla percentuale di invalidità riconosciuta. In alcuni casi, però, avere una determinata malattia significa conseguentemente vedere riconosciuta una invalidità del 100%. Questo vale per queste tre malattie cardiache. Così per l’ordinamento ha diritto alla pensione d’invalidità chi soffre di queste patologie.
Non è invece automatica l’indennità di accompagnamento
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Le informazioni in questione sono contenute e relative al Decreto emanato dal Ministero della Sanità il 5 febbraio 1992. In questo atto è contenuta la tabella di riferimento per le cosiddette infermità invalidanti.
La prima di queste patologie ad essere considerata invalidante al 100% con relativo riconoscimento dell’indennità di accompagnamento, è l’aritmia grave in cui il pacemaker non sia applicabile. Infatti, potrebbe compromettersi il regolare ritmo del cuore del soggetto colpito, esponendolo al rischio di ictus in qualsiasi momento. Talvolta queste aritmie possono addirittura essere asintomatiche.
In secondo luogo, ci sono ci sono le miocardiopatie e le valvulopatie valutate come gravissime secondo gli standard di riferimento. Si tratta di disfunzioni che colpiscono e inibiscono le valvole del cuore e, dunque, il regolare afflusso del sangue a questo importante organo. Oppure ancora colpiscono il tessuto del muscolo cardiaco, rappresentando un’alterazione anatomica funzionale dovuta all’ incapacità del cuore di contrarsi normalmente.
La terza patologia è quella della cardiopatia gravissima. In questo caso le malfunzioni del cuore sono dovute a una pluralità di ragioni, tutte comportanti la netta limitazione delle attività quotidiane.
La valutazione riguardante l’autonomia dell’individuo, invece, non è consequenziale. Se si stabilisce che il soggetto non è autosufficiente, avrà diritto anche all’indennità di accompagnamento.
Ha diritto alla pensione d’invalidità chi soffre di una di queste tre malattie cardiache che riconoscono una percentuale di invalidità totale
Per ottenere il certificato di invalidità occorre ricevere la visita della Commissione medica dell’Azienda Sanitaria locale (cui si aggiunge un medico dell’INPS) che dovrà rilasciare un certificato in seguito agli accertamenti.
Sarà poi possibile presentare un ricorso se si ritiene che l’esito della visita sia errato. In questo caso si potrà presentare ricorso presso la Sezione Lavoro del Tribunale Civile entro i 6 mesi dalla comunicazione dell’esito, dopo un esame tecnico.
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