Stavamo per mettere in guardia i nostri Lettori sull’ultimo messaggio di “pishing” apparso su Facebook, quando, in tempo reale, è arrivata la notizia di un altro hacker. Nemmeno il tempo di proteggerci da un attacco ed eccone subito un secondo. Ma, andiamo per ordine. Guai ad aprire questo messaggio su Facebook perché ci ruba i dati sensibili: “Is that you?”. Che, tradotto gergalmente significa “Sei proprio tu?”. Termine che americani e inglesi utilizzano nelle comunicazioni telefoniche e su internet. Vediamolo assieme ai nostri Esperti nello specifico.
Attenzione al messaggio da non aprire
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“Is that you?”, quindi è il messaggio dal quale dobbiamo stare lontani. Non è nuovo, perché aveva già fatto strage tra il 2017 e il 2018, ma è tornato incredibilmente in auge. Approfittando, evidentemente, del fatto che col lockdown in molti paesi, la gente è on line parecchie ore al giorno. La variante 2021 molto più pericolosa è data dal fatto che il messaggio si intrufola nel profilo di qualche nostro amico, che fa da filtro involontario. E, per questo, rischia di trarci in inganno. Nello specifico, una volta aperto, ma non facciamolo, ci sarebbe il completamento del messaggio che ci rimanda a un sito sul quale sarebbero finiti i nostri dati sensibili.
Addirittura, secondo i dati dell’Interpol versione web, in Germania 7 utenti su 10 sono caduti nel trabocchetto. E, fatalità, come dicevamo, in uno dei paesi che ancora oggi vanta maggiori restrizioni in fatto di isolamento. Quindi, cari Lettori, guai ad aprire questo messaggio su Facebook perché ci ruba i dati sensibili
Attenzione ai nostri dati
Facciamo sempre molta attenzione ai dati sensibili che inseriamo sul nostro profilo di Facebook, perché, a quanto risulta, le Forze dell’ordine hanno appena sgominato un altro hacker. Si era impossessato di quasi 550 milioni di profili internazionali, facendo man bassa in 108 nazioni. Tra cui, ovviamente l’Italia. In particolare, sono finiti nel database del pirata informatico:
- indirizzo di posta elettronica;
- numero personale di cellulare;
- stato affettivo;
- esperienze lavorative.
Oltre, ovviamente, a pescare a piene mani nelle foto. Decisamente un insieme di dati sensibili che, nel migliore dei casi, il pirata può vendere per fini commerciali. Nel peggiore, finire a fare da documentazione per le organizzazioni internazionali della malavita.
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