Investire soldi senza correre (grossi) rischi non è solo una esclusiva degli ‘adulti’. Peraltro la legge considera il cittadino adulto già a 18 anni e la vita stessa porta presto i giovani ad assumersi la responsabilità delle loro azioni. Guadagnare soldi da studente universitario? È possibile? La risposta è un doppio sì. Coniugando ad esempio lavoretti saltuari (ad esempio in estate) alla gestione oculata dei primi risparmi. Vediamo come – nel suo piccolo – quest’ultima strada sia percorribile.
Prendiamo il caso di un giovane studente universitario
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Anzitutto bisogna sfatare il luogo comune secondo cui si risparmia e si investe solo “da grandi”. È vero che da giovani di norma non si hanno né flussi (costanti) di entrata né particolari ‘tesori’ da gestire. E poi a ventanni le priorità sono (giustamente) fare viaggi e godersi la vita. Tuttavia c’è spazio anche per imparare a gestire i primi risparmi. Guadagnare soldi da studente universitario ? È possibile? Sì. La matricola è ad esempio l’emblema perfetto di chi ha il tempo tutto dalla sua ed anche il desiderio di sperimentare, di “imparare come si fa”. Dimostriamolo allora con un possibile esempio pratico. Immaginiamo Sara, nome di fantasia, 20 anni, da poco all’università e che tra la festa dei 18 anni, quella del diploma, i vari Natale, regali e occasioni più diverse ha messo da parte €5.000.
Essi costituiscono lo zoccolo duro dei suoi risparmi e sa che per tutto il periodo degli studi non li toccherà. Oltretutto abita coi suoi. È inoltre fiduciosa che a breve svolgerà il Servizio Civile e/o comunque andrà ogni tanto a lavorare alla gelateria dei genitori della sua amica del cuore. Quindi non resterà a secco di cash. Data l’età è anche a completo digiuno di finanza, ma ha sete di crescere e d’imparare. Dopo tante (sane) letture in materia decide che è giunto il momento di “ponderare il rischio”. Ossia di osare e mettere a far fruttare il tempo per lei.
Il piano d’azione
Guadagnare soldi da studente universitario? È possibile? Sì. Sara potrebbe attuare questo piano audace, come la sua voglia di correre la vita. Ad esempio potrebbe destinare il 90% del conto su un BTP quinquennale (pari alla durata dei suoi studi) all’1%, che in 5 anni gli renderebbero circa €250 netti. Il restante 10% lo stornerebbe su un titolo solido ma che le dia prospettive di crescita. Il suo ragionamento di fondo sarebbe semplice e quanto mai lineare. Ed avrebbe ragione giacché:
- Nel più catastrofico degli scenari, tipo una perdita dell’80% sul titolo (di peggio c’è solo il fallimento!), la perdita netta finale non sarebbe maggiore ai €150. Avrebbe infatti la garanzia dei €250 del BTP che la farebbero sentire “abbastanza sicura”.
- Se al termine degli studi invece il suo titolo non le dovesse rendere nulla, “si consolerebbe” coi circa €250 netti del BTP.
- Nello scenario più roseo invece le sue speranze sarebbero premiate e riposte tutte sul rialzo del titolo. Che in 5 anni si potrebbe rivalutare del 10% come del 100%. Esempi: Enel il 25/03/’15 scambiava a €4,00, ieri invece a circa €6,30, cioè a +60% nel quinquennio. Ancora, STM il 25/03/’15 prezzava a circa €8,70, mentre oggi lo ritroviamo a €19 circa (in pratica +120% in 5 anni). Ma sempre nello stesso periodo di tempo ci sono stati anche titoli che han fatto ben –70%, tipo Saipem o Unicredit o i bancari in generale. Ovvio che ci sono tecniche che consentono di alzare la probabilità (che non sarà mai assoluta!) di non fare “l’errore del secolo”, ma a 20 anni poi si chiede troppo.
Morale.
Sara imparerebbe sin da giovanissima che l’esposizione azionaria non è garanzia assoluta di guadagno, anzi. Imparerebbe però due lezioni di vita che le saranno importantissime sempre:
- Una grossa (ma non tutta!) componente del rischio può sempre essere ponderata, calcolata e dosata a seconda di diversi parametri. Ad esempio imparerebbe che le occasioni migliori si colgono spesso nei crolli dei mercati finanziari e raramente nelle fasi di euforia generale.
- Che il tempo le può essere un valido alleato. Va studiato, conosciuto, ponderato. Dopo il suo primo quinquennio di “sperimentazioni” potrebbe, ad esempio, replicare il piano. Con l’esperienza che ha acquisito e un minimo di conoscenze in più, magari nei cinque anni successivi riuscirebbe a togliersi qualche soddisfazione in più.