A voler pensare male, facendo leva su quel che di lei si diceva nel passato, potremmo immaginare in questa fase che dietro ci sia qualche movimento politico. Correnti che, per far fronte alla penuria di gas in molta parte del Vecchio Continente, tengono in considerazione le centrali nucleari per produrre energia. Come quella di Zaporizhzhia, per capirci.
Greta cambia rotta
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In questo contesto si cala la novella relativa a Greta Thunberg e la svolta nucleare. Infatti la ragazza svedese, simbolo e promotrice di un fenomeno populista a favore dell’ambiente, pare dire urbi et orbi che il nucleare, purché con finalità energetiche, vada bene. Che dire, a estremi mali estremi rimedi. Per Greta meglio puntare sulle centrali nucleari piuttosto che su quelle a carbone. La notizia arriva dalla Germania dove Greta dice la sua in diretta durante un talk, scardinando e lasciando di stucco tutti i sostenitori delle rinnovabili che mai sposterebbero il pensiero sul nucleare.
Greta Thunberg e la svolta nucleare, l’attivista potrebbe avere qualcuno dietro
Il fenomeno Greta risale a qualche anno fa, intorno al 2018. L’allora giovinetta adolescente per diverse mattine si porta dinanzi al Parlamento di Stoccolma. Con determinazione ostinata chiede ai poteri forti impegno e sensibilità rispetto al clima. In mano un cartello con la dicitura «sciopero scolastico per il clima». I primi passi li muove da sola. Progressivamente si vanno componendo fila di gente fino a riempire le piazze in ogni dove nel Mondo. Soprattutto in Occidente. Di fatto, con la risonanza di matrice Gretiana cresce la sensibilità dell’opinione pubblica rispetto al clima. C’è anche chi ironizza sul fenomeno e invita la ragazza a frequentare la scuola anziché saltare le lezioni per animare le piazze. E in tanti si chiedono se sia mossa da qualcuno.
Le ipotesi di pubblicità e marketing
Quel che si dice è che dietro lo sciopero degli anni che furono ci sia una precisa strategia di marketing per il lancio del libro della mamma di Greta, Malena Ernman. La donna è una cantante famosa che partecipa a varie kermesse televisive e pubbliche. Ma di più il populismo della Thunberg pare abbia origine anche da un altro stratega: Ingmar Rentzhog, magnate di marketing e pubblicità a capo di una start-up. Nel dettaglio, l’azienda di Ingmar che fa leva sullo slogan «non abbiamo tempo» decolla e pare sia proprio merito dell’allora sedicenne. I genitori, però, negano sempre e sostengono che la lotta contro i danni all’ambiente e al clima è tutta da ricondurre ad un principio molto caro alla ragazza che convive con la sindrome di Asperger.
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