Da una manciata di giorni CDP ha ritoccato la scuderia dei buoni fruttiferi postali (BFP) disponibili sul mercato a beneficio dei risparmiatori. Ne ha modificato tanto i rendimenti, aumentati su alcune scadenze, quanto la composizione, ritirando un titolo dal mercato. La sostanza è che oggi sono cambiati i criteri di valutazione in base ai quali decidere se sottoscrivere questo o quel buono. Meglio puntare a ottimizzare il rendimento o il tempo o il guadagno in rapporto al tempo?
Si tratta di valutazioni alquanto delicate oltre che strettamente personali. In particolare, in questa sede, ci chiediamo se grazie all’aumento dei tassi di interessi rendono più 10.000 euro sul buono fruttifero ordinario o sul buono 3×4.
Il buono postale 3X4
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Due dei prodotti che hanno subito un ritocco all’insù nei tassi, ma non nella durata e nel resto delle condizioni, sono il buono ordinario e il buono 3×4. Analizziamo quest’ultimo.
Si tratta di una soluzione d’investimento della durata complessiva di 12 anni che offre rendimenti fissi e crescenti (step-up). In pratica lo stesso funzionamento del recente BTP Valore che prevede tassi fissi e crescenti e un premio fedeltà finale (ma solo a chi comprato in emissione).
Nello specifico, il buono 3×4 prevede i seguenti rendimenti effettivi annui lordi alla fine di ciascuno dei 4 trienni: l’1,25%, l’1,75%, il 2,25% e il 2,75%. Quindi solo portando a scadenza il titolo si riescono a spuntare i migliori interessi lordi possibili. Per avere un’idea dei potenziali guadagni, 10mila € investiti oggi sul buono darebbero diritto a un montante finale di 13.366,86 €. Quest’ultimo tiene conto solo della ritenuta fiscale del 12,50% sugli interessi maturati.
Il buono di durata ventennale
Il buono ordinario, invece, prevede una durata più lunga e un montante finale più ricco. Con questo titolo si passa infatti a 20 anni totali di investimento, fermo restando, per tutti i BFP, la possibilità di disinvestire il capitale in qualsiasi momento (entro i termini di prescrizione).
Come nel caso precedente, anche in questo caso i tassi sono fissi e crescenti, con il rendimento annuo lordo a scadenza pari al 3,00%. Pertanto 10mila euro versati oggi sul titolo originerebbero un capitale netto (della sola aliquota fiscale) a scadenza di 17.043,19 €.
Grazie all’aumento dei tassi di interessi rendono più 10.000 euro sul buono fruttifero ordinario o sul buono 3×4?
Vista in termini di rendimenti, quindi, il buono ordinario la spunta nettamente sull’altro titolo. Tuttavia, chiede lo sforzo (più che ripagato) di restare agganciato all’investimento per 8 anni in più rispetto al buono 3×4.
Un altro vantaggio del titolo ordinario è che gli interessi sono riconosciuti dopo il 1° anno dalla sottoscrizione e poi ad ogni bimestre. Ovviamente gli interessi sono proporzionali al tempo di possesso del buono al momento del riscatto del titolo. Nell’altro caso occorre attendere la fine dei trienni per vedersi riconosciuti anche gli interessi maturati fino a quel momento. Fermo restando, che in tutti i casi, gli interessi maturano sin dal primo giorno dell’investimento.
Per il resto ricordiamo che i BFP non hanno costi di sottoscrizione, gestione e rimborso finale, tranne gli oneri fiscali, uguali per i vari buoni in sottoscrizione.
In definitiva, la scelta tra i due prodotti può dipendere o dal tempo del proprio orizzonte d’investimento (durata medio-lunga o lunga) o dalla massimizzazione dei rendimenti.