Grazie al rialzo dei tassi di interesse le banche faranno utili d’oro nel 2023: una grande lezione per il piccolo investitore

Grazie al rialzo dei tassi di interesse le banche faranno utili d’oro nel 2023-Foto da pixabay.com

È fresco di pubblicazione lo studio FABI (Federazione Autonoma Bancari Italiani) sullo stato di salute delle banche italiane nel 2023. In sintesi, per il settore l’anno in corso sarà da incorniciare in termini di risultati di bilancio. Questo perché grazie al rialzo dei tassi di interesse le banche faranno utili d’oro nel 2023.

Spesso nella vita ci viene detto di emulare “i migliori” quando ci si da una meta importante da raggiungere o si cerca una svolta nella propria vita. Nel campo degli investimenti, per esempio, forse sarebbe meglio imitare l’operatività delle banche che ascoltarne i consigli, specie se sono al limite del conflitto di interessi. In un gioco quasi a somma zero la scelta tra una o l’altra strategia operativa fa tanta differenza nel non bruciare e/o sprecare il capitale disponibile.

Il rialzo del tasso di interesse alla base del successo delle banche italiane

Lo studio FABI ha stimato i risultati del settore bancario per il 2023. Le proiezioni sono molto rosee e preannunciano nuovi record sul fronte utili. Essi nel quinquennio 2018-’22 si erano attestati sui 15 miliardi di euro circa, con un picco inferiore nel 2020 (l’anno del Covid) a 2,221 miliardi di € e uno superiore nel 2022, a 25,454. Le proiezioni FABI 2023 stimano invece un totale utili a 43,431 miliardi di €, un successo anche qualora la cifra definitiva dovesse subire limature al ribasso.

Limitando l’analisi ai principali 5 Gruppi bancari, gli utili dei primi 9 mesi dell’anno si attestano a (fonte: FABI):

  • Intesa Sanpaolo: ricavi a 18,765 mld di €, di cui 10,651 da interessi netti, 6,448 da commissioni e 1,666 altre entrate. Gli utili sono di 6,122 mld di €;
  • Unicredit: ricavi a 17,864 mld di € (interessi netti: 10,395; commissioni: 5,670; altre entrate: 1,799) mentre gli utili si attestano a 6,7 mld di €;
  • Banca BPM: ricavi a 3,944 mld di €, di cui 2,516 da interessi, 1,408 e 0,020 da, nell’ordine, commissioni e da altre entrate. Utili a 0,943: mld di €;
  • Banca MPS: utili a 0,929 mld di € e ricavi a 2,804 mld di € (sempre scissi tra interessi netti (1,688), commissioni (0,987) e altre entrate (0,129);
  • Banca BPER: ricavi a 4,026 mld di € (interessi netti: 2,381; commissioni: 1,481; altre entrate: 0,164), ed utili a quota 1,087 mld di €.

La banca è un’impresa “speciale” che svolge un’attività d’impresa sui generis

L’anno d’oro degli utili bancari non è casuale, come non lo sono tutte le grandi storie di successo. Nel caso specifico essi attengono principalmente al rialzo dei tassi di interesse, e lo si evince chiaramente dai dati di cui sopra. Perché?

In estrema sintesi, la banca svolge un’attività d’impresa (è esposta quindi al rischio fallimento) “sui generis” che opera con precisi obiettivi di reddito. Ma è anche un’impresa “speciale” perché l’attività di intermediazione del credito coinvolge aspetti di interesse pubblico primario. Tipo la tutela del risparmio (a partire dai depositi), il processo di erogazione del credito e l’essere degli organi di trasmissione della politica monetaria.

Al netto di questi aspetti “pubblici”, poi l’obiettivo primo è quello di creare valore, cioè ricchezza per l’azionista. Il recente rialzo dei tassi di interesse è stato come una manna dal cielo per gli istituti di credito. Essi infatti raccolgono i depositi a interessi nulli o quasi e lo erogano alla clientela a interessi di mercato.

Certo, per correttezza va detto che vi sono anche altre forme di raccolta più onerose oltre ai depositi a vista. Tuttavia, in generale la banca punta a massimizzare il più possibile la divergenza tra tassi attivi e passivi. Da essa dipende buona parte degli utili d’esercizio, come lo dimostrano ampiamente i dati della sezione precedente.

Grazie al rialzo dei tassi di interesse le banche faranno utili d’oro nel 2023

Quale lezione potrebbe trarre il piccolo investitore? Semplificando al massimo possiamo dire che la liquidità non rende nulla, in più subisce per intero gli effetti nefasti dell’inflazione e comporta una serie di spese vive.

Di contro sul mercato non mancano occasioni per guadagnare qualcosa o almeno limare i danni, cioè le spese vive e non. Sul reddito fisso, pensiamo ai buoni postali (ancora più ricchi a novembre), ai conti deposito (vincolati e liberi) e ai titoli di Stato (anche al 5% per 30 anni). Oggi i rendimenti in rapporto al rischio e alla durata si possono definire congrui. Ancora, pensiamo al risparmio gestito attivo (fondi comuni di investimento) e passivo (ETF) per chi punta a buone performance a lungo termine. E così via a seconda del proprio preciso profilo di investitore.

Come gestire al meglio i risparmi di una vita?

Dunque, grazie al rialzo dei tassi di interesse le banche faranno utili d’oro nel 2023. Quali possibili insegnamenti trarre per gestire al meglio le proprie ricchezze liquide?

Le vie per guadagnare (ma anche per perdere) sono infinite. L’importante è non commettere errori fatali, che nel campo degli investimenti si traducono in cocenti perdite di portafoglio. Tipo:

  • ignorare il fatto che il rendimento sale quando cresce l’associato rischio;
  • sottostimare o non considerare le spese di gestione dei prodotti sottoscritti (le mancate spese sono da sempre i primi guadagni certi);
  • seguire logiche di investimento del tipo all-in (cioè non diversificare);
  • scollegare i propri obiettivi (protezione? rendita? crescita del capitale? etc) dalle peculiarità di fondo dello strumento considerato;
  • sbagliare il tempo di ingresso/acquisto o la durata di un prodotto rispetto al proprio orizzonte temporale;
  • ignorare uno o più elementi essenziali di funzionamento del prodotto sul quale s’intende investire.

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