Andare in pensione con i requisiti di una misura ormai definitivamente accantonata dall’INPS è una possibilità che poche volte si materializza. Ma è una opzione prevista per chi raggiunge i requisiti entro la data di cessazione della misura. Questo valeva per le misure ante Fornero, e vale anche per la Quota 100. Un diritto alla pensione, una volta acquisito, non si perde più. Un caso particolare è quello dei lavoratori che con qualche mese di ritardo, si rendono conto di aver completato i requisiti per una misura previdenziale nei termini utili per poterla sfruttare, senza però averla richiesta.
Grazie a questi contributi alcuni fortunati lavoratori prenderanno la pensione INPS subito e prima di compiere i 63 anni sfruttando questa misura ormai cessata
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Un tipico esempio è quello del lavoratore nato tra gennaio e dicembre del 1959. Si tratta dell’identikit preciso del lavoratore che al 31 dicembre del 2021 si trovava con l’età giusta per poter sfruttare la ormai cessata Quota 100. Per questa misura però, oltre all’età il lavoratore doveva completare anche 38 anni di contributi versati. Sono davvero tanti i lavoratori che per qualche mese di contribuzione mancante, o per qualche anno, non sono rientrati nei benefici della Quota 100. Pagando un conto salatissimo.
Infatti per loro la pensione nel 2022 non può essere centrata a meno che non si rientri in una delle categorie tutelate dall’APE sociale (e non sono molte) a 63 anni di età. E nel 2023 non si potrà sfruttare nemmeno la nuova Quota 102, dal momento che questa cesserà il 31 dicembre prossimo. Per qualche mese o per qualche anno, i nati nel 1959 rischiano quindi di imbattersi nello scalone di 5 anni che il governo aveva deciso di contrastare con una Quota 102 che evidentemente non funziona bene. Per i nati nel 1959, che hanno sfiorato la Quota 100 e l’uscita a 62 anni nel 2021, non resta che aspettare il 2026 con l’assegno di vecchiaia a 67 anni.
Occhio alla contribuzione pregressa
Ma non tutto è perduto, perché molti potrebbero aver tralasciato qualcosa. Chi ha tralasciato alcuni periodi di contribuzione, per via della cristallizzazione del diritto alla pensione, può sfruttare ancora la Quota 100. Ci sono i contributi figurativi o anche quelli versati molti anni prima in casse previdenziali diverse dall’INPS. Tutti contributi che potrebbero tornare utili all’accesso a Quota 100 anche oggi che la misura è terminata. E non si può non inserire nel novero dei periodi utili anche i contributi esteri.
Grazie a questi contributi alcuni fortunati possono davvero rientrare in gioco per una uscita, che potrebbe scattare prima di compiere i 63 anni per chi è nato dopo il mese di maggio del 1959. La Quota 100 prevede la valutazione dei periodi di lavoro svolti all’estero per completare la carriera utile alla pensione a 62 anni. In termini pratici, i contributi esteri alla pari di quelli di altre casse previdenziali, sono perfettamente utili alla quiescenza. L’importante è che questi anni di contribuzione non coincidano con anni di contribuzione in Italia, anche se figurativi. Inoltre è necessario che questi contributi siano derivati da lavoro in Paesi della UE o extracomunitari legati all’Italia da convenzioni bilaterali di sicurezza sociale. Questi periodi possono essere utili anche se lo Stato estero ha già utilizzato questi periodi per erogare una pensione diretta al lavoratore.
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