È assolutamente normale che un dipendente possa ammalarsi e dunque andare, come si dice comunemente, in malattia. È nota a tutti la possibilità di prendere dei giorni di assenza del lavoro a causa della malattia. Non sempre è chiarissimo, però, quali siano esattamente i doveri del lavoratore in malattia. Infatti la legge tutela il lavoratore e gli permette di riposare a casa quando malato, pur continuando a ricevere lo stipendio. Non di meno, impone anche una serie di obblighi.
Il primo obbligo davvero importante del lavoratore nei confronti del suo responsabile è quello di avviso. Infatti, ove il dipendente si senta male e non riesca a prestare servizio deve comunicarlo, nelle modalità e nei termini previsti dal contratto, al suo capo. Se, però, ci sono casi eccezionali di giustificato impedimento, come un ricovero urgente, l’obbligo viene meno (o comunque viene posticipato).
Gravi sanzioni economiche dell’INPS, fino al 100% di questa indennità, per il dipendente pubblico e privato in malattia che si sottrae a questo adempimento
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Oltre all’obbligo di comunicazione c’è anche l’obbligo di fornire al datore di lavoro un certificato medico attestante lo stato di malattia. Deve essere rilasciato da una struttura pubblica o da una struttura convenzionata con il Sistema sanitario nazionale. La struttura di cura provvederà anche all’invio del certificato all’INPS. L’Ente si impegnerà poi a riconoscere al dipendente un certo numero di giorni di malattia. È possibile anche che questi non coincidano con quelli in cui il lavoratore è stato assente.
Il certificato medico deve riportare l’origine della malattia. Se si tratta ad esempio di un trauma si potrà valutare se vi sia la responsabilità di terzi, si pensi ad un incidente stradale. In questo caso l’INPS potrà rivalersi su questi soggetti e le giornate di malattia utilizzate dal lavoratore non andranno a sommarsi al periodo massimo indennizzabile dall’Ente. Il certificato deve anche indicare se la patologia richiede delle specifiche terapie. Se la malattia sia connessa al lavoro svolto dal dipendente o anche se sia collegata ad una eventuale situazione di invalidità preesistente riconosciuta al dipendente.
Le sanzioni
Un altro importante obbligo del lavoratore è quello di reperibilità per la visita di controllo. Come ha ricordato la Corte di Cassazione con la sentenza 36729 del 2021 ogni eventuale spostamento dal domicilio va comunicato tanto all’INPS quanto al datore di lavoro. L’obbligo di reperibilità vige per tutti i giorni di malattia compresi i fine settimana, in base a fasce orarie diverse per dipendenti pubblici e privati. Esistono anche delle ragioni eccezionali per cui il dipendente può assentarsi dal proprio domicilio.
Queste sono le viste mediche specialistiche, gravi motivi personali comprovati e forza maggiore. L’assenza dal domicilio quando vi è obbligo di reperibilità porta a gravi sanzioni economiche dell’INPS per il dipendente. A queste si aggiungono i provvedimenti disciplinari del datore di lavoro. Quanto le sanzioni economiche, in caso di prima assenza, il dipendente perde il 100% dell’indennità che gli spetta per massimo 10 giorni. Per la seconda assenza perde il 50% dell’indennità globale, per la terza mancanza perde il 100% dell’indennità di malattia. È anche strettamente vietato al dipendente svolgere un altro lavoro in malattia.