Come abbiamo evidenziato nel precedente articolo, diversi sono i fronti di discussione all’interno della maggioranza.
Ora pare che il governo sia sul filo del rasoio nuovamente sulla vexata quaestio della prescrizione penale.
Questione che, è opportuno ricordarlo, riveste una primaria importanza anche sull’impatto della fiducia che gli investitori istituzionali nutrono sulla certezza del diritto nel nostro paese. Tema e situazione che allontana molti dall’ipotesi di investimenti verso l’Italia.
La questione, per come viene rappresentata dai principali media, risulta poco chiara ai non addetti ai lavori.
Cerchiamo quindi di fare chiarezza.
Per una miglior comprensione, seguiamo il seguente indice:
- Riforma Bonafede
- Lodo Conte e lodo Conte bis
- Lodo Annibali
- Proposta del PD
- Proposta di Legge Costa
- Risvolti politici, costituzionali ed economici dell’attuale situazione.
Governo e riforma Bonafede
Indice dei contenuti
Tutto trae origine dalla riforma Bonafede, entrata in vigore ad inizio anno.
Molto semplicemente, prevede che la prescrizione operi solo nel primo grado di giudizio.
Una volta emessa la sentenza o decreto penale in primo grado, se nel frattempo non è intervenuta la prescrizione, questa non opera più.
Il tutto doveva andare di pari passo con una riforma del processo penale che ancora non è stata presentata.
Proprio in questi giorni il consiglio dei ministri doveva discutere questi provvedimenti, ma sono intervenute proposte, sia della minoranza, in particolare con la proposta di legge Costa, sia della maggioranza. In particolare di Italia viva, contrarissima alla riforma Bonafede, che vanno in altra direzione.
Vedremo in un successivo capitolo gli sviluppi politici di questa situazione.
Lodo Conte e lodo Conte bis
Non si tratta di Giuseppe Conte, presidente del consiglio, ma di Federico Conte, deputato di Leu, partito dell’attuale maggioranza, e che esprime il ministro Roberto Speranza.
Questo deputato, nonché avvocato, aveva già formulato una sua proposta, nota come primo lodo Conte.
Occorreva distinguere, in base a questa proposta, tra provvedimenti di primo grado di assoluzione e di condanna.
In caso di assoluzione la prescrizione continuava a decorrere. Non invece in caso di condanna.
Il secondo lodo costituisce una variazione del primo. Contano anche le sentenze assolutorie di secondo grado. In questo caso un condannato in primo grado continuerebbe ad usufruire del periodo di prescrizione, che intanto non era decorso dopo la sentenza di condanna di primo grado.
In altri termini, in caso di assoluzione a seguito di sentenza d’appello, si sarebbe recuperato il periodo di prescrizione, non intercorso inizialmente dopo una prima sentenza di condanna.
Lodo Annibali
Anche le proposte note sotto il nome di lodo Conte hanno trovato l’opposizione di Italia viva. Nel frattempo è intervenuta una serie di proposte. In particolare due emendamenti al milleproroghe (visto che è all’interno di questo provvedimento che dovrebbero essere contenute le proposte di modifica alla riforma Bonafede), da parte di Lucia Annibali.
Si tratta di quell’avvocatessa, salita purtroppo all’onore delle cronache, a seguito dello sfregio al volto con acido.
Divenuta quindi parlamentare di Italia viva, ha proposto due emendamenti.
Il più semplice prevede semplicemente di rinviare l’entrata in vigore della riforma Bonafede.
Un secondo emendamento prevede invece di far rientrare in vigore la riforma Orlando, che già prevedeva non una inoperatività della prescrizione, ma un ampliamento dei casi di sospensione.
Proposta del PD
Anche il PD ha avanzato intanto una sua proposta, che prevede una sospensione dei termini della prescrizione, sino ad un totale di 3 anni e 6 mesi Periodo di sospensione dei termini, graduato secondo la diversa fase processuale in cui ci si trova.
Proposta di legge Costa
E’ quella dell’opposizione, che prevede semplicemente l’abrogazione, tout court, della riforma Bonafede.
Risvolti politici, costituzionali ed economici dell’attuale situazione
L’attuale situazione è caratterizzata soprattutto dalla contrapposizione tra Italia viva ed il resto della maggioranza, che ha trovato invece un punto d’incontro sul lodo Conte bis (vedi sopra).
Italia viva non è concorde neppure su questo provvedimento.
Molti comunque sono i dubbi sulla costituzionalità di un siffatto testo normativo, a partire dalla circostanza dell’inserimento in un provvedimento, come il milleproroghe, che non dovrebbe trattare un tema come la prescrizione.
Ieri sera si è tenuta una riunione dei gruppi parlamentari di Italia viva, e pare emergere questa posizione: non mollare di un centimetro (parole di Renzi), e in caso di insistenza sulla riforma Bonafede non viene esclusa la presentazione di una sfiducia contro il ministro (possibilità di sfiducia individuale consentita dal nostro ordinamento).
A mio modesto avviso, difficile non riconoscere, al riguardo, il rilievo costituzionale sollevato da Franceschini: una mozione pur individuale di un partito della maggioranza, dovrebbe comportare una sfiducia verso l’intero esecutivo.
Dove si andrà?
Ed è infatti questa un’ipotesi che avevo avanzato in pregresse analisi: una rottura sul tema della prescrizione difficilmente potrebbe essere ignorata da Conte. Come presidente del consiglio dovrebbe prendere atto che la maggioranza del governo è venuta meno e credo che, anche se non lo facesse, verrebbe comunque convocato al Quirinale.
Difficilmente il Presidente della Repubblica potrebbe far finta di niente, e dovrebbe prendere atto del venir meno della fiducia.
Un precedente in effetti ci fu, e si trattò della sfiducia personale all’allora ministro della giustizia Mancuso.
Fu anche interessata la Corte Costituzionale, a seguito del ricorso presentato dallo stesso Mancuso per conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato. In quell’occasione il ricorso fu respinto.
E’ anche possibile, quindi, che una sfiducia personale verso il ministro della giustizia non determini automaticamente la caduta dell’esecutivo.
Ma, certo, il governo difficilmente potrebbe poi restare in carica a lungo.
Occorre comunque notare una sostanziale differenza, rispetto alla situazione attuale.
All’epoca tutti i partiti della maggioranza erano favorevoli a sfiduciare il guardasigilli in carica.
In questo caso, invece, si tratta di una rottura politica su provvedimenti del governo, rottura che vede contrapposti partiti della stessa maggioranza.
Probabile, quindi, una caduta.
In questa situazione pare soprattutto che il possibile puntello all’esecutivo, che avevo individuato nel timore soprattutto dei pentastellati, di nuove elezioni, non sia sufficiente a ritirare gli indirizzi che prevalgono e paiono già consolidati in materia di prescrizione.
Il tutto in una situazione che, economicamente, vede una grave contrazione della nostra produzione industriale.
Sintesi
La precedente trattazione dovrebbe avere soprattutto il compito di spiegare maggiormente nel dettaglio una questione, abbastanza rilevante anche per tutti quegli investitori, che fanno della certezza del diritto un distinguo fondamentale per orientare le proprie decisioni.
Sintetizzando al massimo: l’esecutivo pare sull’orlo del rasoio.
Difficilmente, questa volta, per evidenti differenze rispetto al caso Mancuso, il governo potrebbe restare in carica, qualora venisse presentata una mozione di sfiducia verso Bonafede.
Di qui possibili novità anche in materia economica, soprattutto in considerazione delle difficoltà a reperire risorse per il piano economico, che il governo prevedeva, di alleggerimento della pressione fiscale con particolare attenzione ai ceti medi e più disagiati.
Il tutto si inserisce in un contesto, finanziariamente caratterizzato soprattutto da una netta contrazione della produzione industriale (occorre risalire al 2012 per trovare altro analogo dato).
Anche per questo motivo, la tentazione di molti di mollare l’attuale governo è consistente, visti i risvolti che questi dati potrebbero avere su prossimi risultati elettorali, e che, continuando il trend, potrebbero divenire anche più negativi.
A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT