Il Mar Rosso è diventato il palcoscenico di tensioni geopolitiche che potrebbero avere ripercussioni sul commercio globale e, di conseguenza, sull’inflazione. Gli attacchi da parte degli Stati Uniti e della Gran Bretagna agli obiettivi Houthi nello Yemen hanno innalzato il rischio di conflitti in una regione vitale per il traffico marittimo. Questa situazione, tuttavia, è differente da quanto accaduto durante la pandemia di Covid-19.
Gli analisti di Schroeders come valutano l’impatto delle tensioni nel Mar Rosso sul prezzo del petrolio?
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Secondo David Rees, senior emerging markets economist di Schroders, le immagini satellitari mostrano che poche navi dirette verso i principali porti europei, statunitensi o britannici attraversano attualmente il Mar Rosso. Preferiscono deviare verso l’Africa meridionale, creando un’ulteriore interruzione nelle catene di approvvigionamento globali. Questo problema si aggiunge ad altri, come i problemi nel Canale di Panama e le elezioni imminenti a Taiwan, che potrebbero comportare esercitazioni militari cinesi e nuove interruzioni delle rotte marittime.
Rees sottolinea che, nonostante le somiglianze con le interruzioni della catena di approvvigionamento durante la pandemia di Covid-19, ci sono almeno tre differenze cruciali nel contesto economico globale. In primo luogo, la domanda globale è attualmente più debole, con la crescita del PIL mondiale prevista solo al 2,5% sia quest’anno che il prossimo. In secondo luogo, i modelli di consumo sono ora più equilibrati, con la domanda che si orienta nuovamente verso i servizi dopo la riapertura delle economie. In terzo luogo, dal lato dell’offerta, l’economia globale è in condizioni migliori rispetto al periodo della pandemia, poiché non ci sono bloccaggi generalizzati della produzione.
Quale impatto sull’inflazione?
Sebbene Rees riconosca che la durata delle attuali interruzioni influenzerà gli effetti sull’inflazione, ritiene improbabile un aumento significativo. Questo è motivato dalla debolezza delle condizioni economiche globali, dalla maggiore bilanciatura nei modelli di consumo e dalla situazione favorevole dell’offerta. Tuttavia, Schroders identifica un rischio immediato per l’inflazione globale se le tensioni in Medio Oriente influenzeranno l’offerta di materie prime, innalzando i prezzi dell’energia. In particolare, un aumento dei prezzi del petrolio potrebbe portare l’economia globale verso la stagflazione, con crescente inflazione e rallentamento della crescita. Finora, i prezzi del petrolio sono rimasti relativamente stabili, ma il monitoraggio delle tensioni geopolitiche rimane essenziale. Inoltre, si sottolinea l’importanza di ristrutturare le filiere globali, evidenziando i rischi associati alle lunghe catene di approvvigionamento in un mondo sempre più frammentato.
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