A volte ritornano, potremmo dire, e questa volta il riferimento è alla tassa patrimoniale. Al netto della sua struttura tecnica, della forma, si tratta di una tassa sul patrimonio che colpisce i beni mobili e immobili del cittadino. In sostanza è una sorte di tassa proporzionale ai beni posseduti.
In genere essa si applica al di sopra di certe soglie di ricchezza, esentando in tal modo i micro-patrimoni.
Per quali motivi nasce una patrimoniale?
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Possono essere molteplici le ragioni che portano all’adozione di una patrimoniale. Quasi tutte rispondono all’esigenza di fare cassa (attenzione a queste 3 date) e di rimettere in ordine i conti dello Stato. Già prima del marzo 2020 (inizio della pandemia e dello stato emergenziale) il debito pubblico era definito elevato e da più parti giungevano inviti a contenerlo.
Poi è arrivato il Covid con la naturale sospensione del Patto di Stabilità. Il Governo ha giustamente sostenuto imprese, famiglie, aziende e lavoratori per evitare l’implosione del sistema. Tuttavia, tra spese in deficit e scostamenti di bilancio vario, il saldo del debito pubblico è aumentato.
Infine, quando il sentiero sembrava aver imboccato la discesa, il 24 febbraio 2022 è giunto il conflitto in Ucraina.
Guerra, inflazione alle stelle, caro energia e molto altro impongono la necessità di fare cassa ai vari livelli della vita pubblica.
Giorni contati per la tassa patrimoniale e la tassa di guerra sulle ricchezze degli italiani e chi ha più da temere
Questa volta, tuttavia, la patrimoniale potrebbe arrivare dal Nord, direttamente dall’UE. La Commissione Bilancio del Parlamento europeo ha abbozzato uno schema che nella sostanza prevede un aumento delle tasse. La formula proposta è quella della tassa di solidarietà, con cui finanziare il Next Generation EU.
In tal caso i contribuenti interessati sarebbero tutti i cittadini dell’Unione, quindi anche le famiglie italiane.
Arriverà la tassa di guerra?
La situazione non va meglio se si guarda entro i confini nazionali, dove circola la proposta di una tassa di guerra. In pratica un intervento sui redditi e i patrimoni più alti, a cui applicare dei prelievi di solidarietà.
Anche in questo caso la tassa colpirebbe i patrimoni da una certa soglia in su e servirebbe per fare cassa. Alla base troviamo quasi sempre le stesse motivazioni. Ossia guerra, caro energia e inflazione che erode i redditi da lavoro e le pensioni. Per adeguare il potere d’acquisto di quest’ultimi al carovita ci vogliono i soldi, che mancano (il debito era già alto prima del Covid).
Dunque, giorni contati per la tassa patrimoniale e la tassa di guerra per le esigenze di cassa delle varie Istituzioni?
Il no fermo del Premier
Fermo ed immediato è giunto l’altolà del Premier Draghi che ha escluso l’ipotesi di introdurre il prelievo forzoso. Riteniamo (ma è solo una nostra supposizione) che non si tratti di una presa di posizione quanto di un ragionamento semplice e allo stesso complesso.
L’inflazione, di suo, alla lunga potrebbe portare alla recessione. Con i soldi guadagnati si compreranno sempre meno beni, quindi le industrie ridurranno la produzione e quindi anche l’occupazione. Il conflitto in corso nessuno sa dire quando realmente terminerà e comunque ne stiamo già pagando i costi. Ossia materie prime e inflazione alle stelle, che si aggiungono agli aiuti umanitari e militari in Ucraina.
In questo contesto, una possibile patrimoniale andrebbe a toccare la forza motrice dell’economia. Ossia una buona parte chi crea ricchezza e/o posti di lavoro. In definitiva, anche una simile tassa potrebbe contribuire a minare il ciclo economico, invece di sostenerlo. Insomma, sarebbe il classico esempio del cane che si morde la coda: anziché aggiustare il tiro, potrebbe finire di aggravarlo. Dopo la buia parentesi del Covid, non è il caso di avvitarci in una possibile spirale recessiva.
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