Forse non tutti sanno che potare non significa solo tagliare una pianta

potatura

Arriva l’autunno e si comincia a pensare alla potatura delle piante. Per molte specie, questo è il periodo ideale per le talee, che partono tutte da un taglio di una parte di esse. Per altre è ancora troppo presto, per esempio per gli alberi da frutto, che ancora hanno tutto il fogliame.

Tuttavia, non bisogna farsi ingannare dal verbo potare. Entrato ormai nel linguaggio comune come sinonimo di tagliare, asportare o recidere, ci si dimentica spesso che ha un’origine diversa. La sua etimologia deriva dal latino putare, che significava ripulire o nettare. Non proprio la stessa cosa, ma con il tempo, questo verbo ha assunto il significato attuale.

Per alcuni giardinieri particolarmente capziosi, però, parlare di potatura non vuol dire solamente riferirsi al taglio. Ci sono infatti altre tre tecniche che consentono di ottenere un buon risultato, preservando una pianta dall’uso di forbici o cesoie.

Forse non tutti sanno che potare non significa solo tagliare una pianta

Talvolta, al posto di procedere con dei tagli si prova a modificare con alcune tecniche, forma e posizione dei rami, sempre con lo stesso fine. Produrre una significativa miglioria della produzione di fiori e frutti. Queste tre tipologie di operazioni, capaci di ridurre la circolazione della linfa di ritorno nei rami, si effettuano su piante giovani. Il periodo migliore per metterle in pratica è quello invernale, con un’eccezione che vedremo subito.

La tecnica più frequente è quella della curvatura. I rami devono essere piegati ad arco verso il basso, per indurre, nel punto di massima curvatura, lo sviluppo di nuovi e più consistenti germogli. Per far ciò è preferibile operare in estate, per permettere di recuperare rami scarsamente produttivi o posizionati in punti della pianta particolarmente sguarniti. È un modo per cercare di riempirla uniformemente.

La seconda tecnica, invece, è quella dell’inclinazione che consiste nel modificare la pendenza del ramo rispetto al suo asse verticale. È la modalità più semplice per dare una scossa ai rami. I più deboli, se inclinati verso l’alto si rafforzano, quelli più forti, se trascinati verso il basso tendono invece a indebolirsi. Un processo inverso, insomma.

L’ultima tecnica è quella della divaricatura. La meno semplice da spiegare, ma facile da eseguire. Si ricercano due branche opposte a forma di ypsilon che abbiano due sviluppi differenti. La più debole viene spinta in alto per favorirne la crescita, mentre quella più forte viene portata verso il basso, per ridurne la forza. Un processo inverso anche qui, dunque.

Forse non tutti sanno che potare non significa solo tagliare una pianta, ma esistono altre tecniche per farla crescere senza usare la lama. L’importante è che tutte siano attuate per accrescerne la produzione in vista della prossima primavera.

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