In un recente approfondimento, abbiamo visto che a volte basta fare il pieno nel modo sbagliato per incorrere in un reato fiscale. Tanto grave da prevedere anche l’arresto e la detenzione. In questo articolo vedremo che la legge prevede fino a otto anni di prigione per chi aiuta il coniuge imprenditore in questo modo. A tanto ammontano infatti, le pene previste dal D.Lgs 74/2000 che regola il reato di frode fiscale. Ovvero le operazioni simulate o fittizie che un contribuente mette in atto per ottenere un indebito vantaggio tributario. Operazioni che spesso coinvolgono anche amici e membri della famiglia. E, molto spesso, il coniuge dell’imprenditore. Una prassi consolidata è quella che i familiari di un titolare d’impresa aiutino il congiunto anche senza risultare soci, amministratori o dipendenti.
Le responsabilità dei familiari
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Con la sentenza 27163/2018, la Cassazione ha esteso la responsabilità civile e penale della gestione di un’impresa agli amministratori di fatto. Questi ultimi sono soggetti che, pur non figurando tra i soggetti con cariche societarie, esercitano un controllo sull’impresa. Questo è, quindi, il caso tipico dei familiari e specialmente del coniuge. Una prassi comune per molti imprenditori è, infatti, quella di mantenere il coniuge formalmente estraneo alla gestione aziendale. Proprio per evitare che le difficoltà dell’impresa possano ricadere sull’intera famiglia. La Suprema Corte ha riconosciuto la responsabilità del coniuge che, pur ufficialmente estraneo, collabora stabilmente con l’azienda di famiglia. Stabilendo anche fino a otto ani di prigione per chi aiuta il coniuge imprenditore in questo modo: ad evadere le imposte dovute.
Fino a otto anni di prigione per chi aiuta il coniuge imprenditore in questo modo
La sentenza mette in guardia da una serie di attività purtroppo diffuse e mirate ad eludere il Fisco. Pratiche come la richiesta di intestazione di fatture passive a soggetti diversi dall’effettivo beneficiario del servizio. Oppure l’emissione di documenti fiscali falsi o dagli importi gonfiati. Sono stratagemmi utilizzati per tentare di ridurre l’importo delle tasse da versare allo Stato. Frodi che prevedono pesanti sanzioni previste dal Codice Penale in capo all’imprenditore ma anche ai soggetti ad esso vicini. Come coniuge, figli ed altri familiari. Per i giudici della Suprema Corte, la responsabilità va estesa a chiunque abbia uno stabile coinvolgimento nella gestione dell’impresa. Insomma, fino a otto anni di prigione per chi aiuta il coniuge imprenditore in questo modo ad evadere le tasse.