A breve entrerà in vigore la Legge di conversione del Decreto legge 228/2021 che inserirà un nuovo emendamento al decreto Milleproroghe.
Si torna indietro di un anno e cambia tutto per il contante in Italia. Il primo gennaio 2022 era infatti entrato in vigore il passaggio alla soglia dei 1.000 euro per i pagamenti in contanti. Questa norma era un effetto del decreto fiscale 2020 a firma del governo Conte II.
Ebbene, se l’agenda politica rimarrà inalterata, dai primi di marzo si torna alla soglia di 2.000 euro. Soglia che rimarrà invariata almeno fino al 31 dicembre 2022.
Chi viene pizzicato a fare il furbo può beccarsi fino a 50.000 euro di multa. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza potrebbe poi costringere a cambiare ancora le carte in tavola.
Infatti, nel PNRR è previsto il potenziamento dei pagamenti elettronici obbligatori. Tra gli altri metodi da percorrere per ottenere questo risultato, il Piano cita anche l’abbassamento dei limiti legali per i pagamenti in contanti. Questa sarebbe anche, nelle intenzioni dei legislatori, una strategia di contrasto all’evasione.
A questo scopo sono in coda anche altri incentivi nei confronti dei pagamenti digitali. Per esempio, si prevede che il cashback verrà eliminato, perché considerata una misura troppo onerosa in relazione ai benefici prodotti. Invece, la lotteria degli scontrini verrà rimodulata, con vincite più basse e istantanee e un meccanismo più simile ai Gratta&Vinci.
Fino a 50.000 euro di multa per chi non rispetta questo semplice nuovo emendamento in vigore dall’inizio di marzo
Indice dei contenuti
Bisogna stare particolarmente attenti a rispettare i nuovi tetti. Anche se la soglia è stata praticamente raddoppiata, infatti, il regime sanzionatorio non è cambiato.
Le sanzioni gravi scattano non solo per chi supera le transazioni in contante da 2.000 euro, ma anche per altri casi.
Per esempio, deve stare attento anche chi fa prestiti all’interno della sua stessa impresa, a un familiare o a un amico. In più, la regola riguarda non solo il contante ma anche i titoli al portatore. Non è importante che la valuta sia l’euro: la sanzione si applica con qualsiasi somma superiore alla soglia in qualsiasi moneta.
Non funziona neanche l’escamotage del frazionare i pagamenti in varie somme più piccole. Insomma, per qualsiasi somma superiore ai 2.000 euro va usato un istituto di pagamento, che sia proprio una banca o la posta o altri metodi digitali.
L’apparato sanzionatorio è definito dall’articolo 63 del Decreto legislativo 231/2007: la multa oscilla tra i 1.000 e i 50.000 euro. Il minimo è stato rimodulato e abbassato dai vecchi 3.000 agli attuali 1.000 proprio per tenere conto delle ultime modifiche effettuate.
Dunque, si rischiano sanzioni fino a 50.000 euro di multa per chi non rispetta quanto deciso dal Governo.