In questo periodo di lenta uscita dell’Italia dalla crisi pandemica è fondamentale il sostegno pubblico all’economia. Si pensi ai contributi statali per ridurre il costo delle bollette di luce e gas o della benzina, oppure a quelli diretti al sostegno dei lavoratori e delle imprese. In particolare, quando si registrino diminuzioni oppure carenza di lavoro. In questo senso due strumenti importanti sono i Fondi di integrazione salariale e i Fondi di solidarietà bilaterale.
Il Fondo di integrazione salariale risale al 2016 ed è uno strumento importante di sostegno al reddito per i lavoratori nel caso di sospensione o cessazione della loro attività lavorativa. Si applica ai dipendenti di imprese non coperte dalla normativa di integrazione salariale. Dopo recenti modifiche normative, questo Fondo copre tutti i datori di lavoro, anche con un solo dipendente. Le cause di intervento del Fondo in questione coincidono con quelle della Cassa integrazione. I Fondi di solidarietà hanno sostanzialmente fini analoghi. È, tuttavia, l’accordo tra sindacati e organizzazioni dei datori di lavoro a costituirli.
Fino a 1.200 euro al mese per questi lavoratori dall’INPS grazie alla Legge di Bilancio 2022
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Lo strumento classico di integrazione salariale rimane, in ogni caso, la Cassa integrazione. La Legge di Bilancio 2022 ha ampliato i casi di intervento della Cassa integrazione straordinaria. In particolare, nel concetto di riorganizzazione aziendale, il legislatore ha inserito anche l’avvio dei processi di transizione. Questo significa che le imprese possono avviare processi di evoluzione e conversione digitale, ecologica ed energetica. Lo stato in questi casi offre il proprio sostegno alle imprese.
Infatti, sono previsti fino a 1.200 euro al mese per questi lavoratori dipendenti delle imprese in conversione da parte dell’INPS. La Legge di Bilancio 2022 ha inserito tra i casi di accesso alla Cassa integrazione straordinaria per i lavoratori anche appunto, come detto, i processi di transizione. Il D.M. 33 del 2022 del Ministero del Lavoro è intervenuto proprio a chiarire e specificare le modalità della conversione.
Il nuovo Decreto ministeriale
Il Ministero spiega che l’impresa che voglia procedere alla riorganizzazione aziendale deve fornire un programma che elenchi gli interventi da effettuare. Il nuovo Decreto chiarisce anche che questi interventi possono svilupparsi anche tramite ristrutturazioni aziendali, acquisizioni e fusioni. A patto che si garantiscano i livelli occupazionali. Vanno anche necessariamente indicati nel piano i provvedimenti per il recupero occupazionale dei dipendenti colpiti dalla riorganizzazione.
Il Decreto spiega anche che i datori di lavoro che vogliano usufruire del Fondo di integrazione salariale devono rispettare alcuni requisiti. Se si fa riferimento alla riorganizzazione aziendale, che appunto comprende la transizione digitale ed ecologica, i criteri sono tre. L’indicazione degli interventi diretti alla transizione da effettuare corredata dai provvedimenti per il recupero occupazionale dei dipendenti con lavoro sospeso o interrotto. Le imprese devono presentare anche un piano di sospensione armonico rispetto al progetto di riorganizzazione aziendale. Infine, è necessario un piano di redistribuzione, anche tramite attività formativa, del personale in eccedenza con impatto più basso possibile per i lavoratori.