Dopo i conti dei primi nove mesi del 2022 il rialzo delle azioni Unicredit sembrava volere spingere il prezzo in area 18 euro. Purtroppo, nel corso delle ultime sedute ci sono stati rumors che potrebbero spingere per un fine anno all’insegna del ribasso per questo importantissimo titolo bancario del Ftse Mib.
L’ultima volta che ci siamo occupati di Unicredit sembrava molto probabile uno scenario con obiettivo finale in area 18 euro. Le motivazione alla base di questo scenario erano sia di natura grafica che fondamentale.
I primi nove mesi del 2022, infatti, sono stati i migliori da almeno un decennio. Basti pensare che in questa prima parte dell’anno sono stati già raggiunti e superati i risultati di tutto il 2021. La valutazione sulla base dei multipli di mercato, quindi, restituisce un titolo sottovalutato con margini di sottovalutazione di almeno il 50% a seconda dell’indicatore utilizzato.
I possibili motivi alla base della discesa delle quotazioni di Unicredit
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Secondo quanto riportato dal Financial Times, a far scattare le prese di beneficio sarebbero stati gli “attriti” con la BCE in merito alla politica di restituzione della liquidità agli azionisti, oltre che sulla presenza dell’istituto in Russia. In realtà, sempre secondo questa indiscrezione, le tensioni con la BCE sarebbero iniziate già subito dopo la nomina di Andrea Orcel a CEO di Unicredit.
Le indicazioni dell’analisi grafica
Il titolo Unicredit (MIL:UCG) ha chiuso la seduta del 2 dicembre in ribasso dello 0,11% rispetto alla seduta precedente, a quota 12,536 euro.
Prima ancora del crollo di circa il 4% in una singola seduta, le quotazioni di Unicredit avevano visto l’inversione ribassista delle medie. Non deve, quindi, sorprendere il ribasso cui stiamo assistendo. D’altra parte il rialzo cui abbiamo assistito nel corso di ottobre e novembre è stato eccezionale e non poteva continuare all’infinito.
Nel corso della storia di Unicredit, infatti, dal 1994 a oggi, solo altre 2 vole si era assistito a un rialzo così prolungato: nel 2006 e nel 2015.
Allo stato attuale, però, questo ribasso non deve preoccupare. Nel medio/lungo periodo, infatti, solo una chiusura settimanale inferiore a 11,5 euro potrebbe portare a un’inversione ribassista.
Se ci sarà un fine anno all’insegna del ribasso, quindi, non sarà un problema purché resistano i supporti di medio/lungo periodo sul time frame settimanale.