Finalmente una gioia per chi ha questi titoli di Stato in portafoglio perché sono saliti già del 10%!

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Se è vero che ogni inizio è l’avvio di una fine, forse per alcuni investitori in titoli di Stato è arrivato il momento di iniziare a confidare in un futuro cambio di trend. Il riferimento è ai risparmiatori che negli anni dei rendimenti al lumicino hanno comprato a mani basse sovereign bond a lungo termine. Salvo poi pentirsene amaramente nel giro di una manciata di mesi. Finalmente una gioia per chi ha questi titoli di Stato! Vediamo di cosa si tratta.

Negli anni del denaro a buon mercato, infatti, i tassi offerti erano ridicoli in rapporto al tempo e al rating. Un Paese indebitato come l’Italia offriva tassi negativi sui titoli fino a 5 anni di durata, mentre oggi i BOT a 6-12 mesi danno ritorni fantastici. Per cui per spuntare un minimo di rendimento (l’1% lordo o più, per intenderci) si “optava” (in realtà v’erano poche alternative) per le lunghe scadenze.

Poi purtroppo sono arrivati, nell’ordine, l’inflazione, i rialzi dei tassi BCE e quindi le vendite copiose dei titoli di Stato. Per milioni di investitori restii al rischio sono fioccate le perdite a doppia cifra.

Un grosso paradosso, se si pensa che alla base della scelta c’era l’idea di rifuggire il rischio! Non solo, ma al danno si è un’unita la beffa. Liquidità incagliata per anni, mentre le nuove emissioni offrivano cedole ricche e l’inflazione rendeva il ritorno reale abbondantemente negativo. Un disastro, insomma! Tuttavia, finalmente una gioia per chi ha questi titoli di Stato in portafoglio perché sono saliti già del 10%!

È sceso sotto il 4% il rendimento a 10 anni

Precisiamo subito che queste perdite sono solo nominali fino a quando non si vende lo strumento posseduto. Quindi chi porta a termine l’investimento non ha nulla da temere: i 100 di partenza ritorneranno indietro a scadenza. Certo, la circostanza serve solo a rendere leggermente meno amara la pillola. I BTP successivi hanno fatto guadagnare molto di più quasi a parità di tutto (rischio, scadenze, emittente, etc).

Ora, da alcuni giorni si osserva un movimento tanto atteso da questi risparmiatori. Dopo averla violata, la curva dei rendimenti del bond 10 anni sta stazionando sotto la linea del 4% (ieri al 3,93% e stamane sul 3,96%).

È la conseguenza del ritorno agli acquisti in bond dei grandi investitori, specie sul tratto medio-lungo della curva. Le scadenze più lunghe oggi risentono di più del calo atteso dell’inflazione sul lungo termine. Sul breve i rendimenti restano ancora sostenuti. Ad esempio il titolo a due anni rende intorno al 3,72%, quasi quanto il decennale ma con una differenza di 8 anni in più. Non proprio la stessa cosa.

Finalmente una gioia per chi ha questi titoli di Stato in portafoglio perché sono saliti già del 10%!

La discesa sotto la linea del 4% sarà una toccata e fuga o l’inizio del ritorno al passato? Ne seguiremo gli sviluppi.

Intanto si possono fare alcune considerazioni. Per chi cerca un investimento in titoli di Stato con un buon rapporto rischio/tempo/rendimento, meglio optare per la breve-media durata. A che pro esporsi ai rischi del lungo termine solo per assicurarsi qualche decimale di punto percentuale in più?

Per chi invece ha la liquidità incagliata in bond lunghi con cedole al lumicino e potenziali perdite in conto capitale non resta che sperare nel prosieguo del trend. Certo, vietato coltivare facili aspettative. La BCE non inizierà a tagliare i tassi subito (anzi, si parla ancora di rialzi) e l’inflazione sarà una brutta bestia da estirpare. Servirà tanta, ma proprio tanta pazienza.

Invece per chi ha alta propensione al rischio questa fase potrebbe riservare potenziali occasioni di guadagno. Alcuni esempi per comprendere meglio il discorso.

In appena 1 mese, il prezzo del BTP Green 2045 è passato da 57,50 a 62,70 (un rialzo del 9% circa). La risalita è stata più robusta per il BTP marzo 2072, passato da quasi 54 a quasi 60 centesimi (all’incirca l’11%). Più contenuto, ma pur sempre in ripresa, anche il corso del decennale con cedola robusta in scadenza febbraio 2033. Si è passati dai 110,95 centesimi del 26 maggio ai 115,28 di stamane.

Tuttavia, è bene precisare che quest’ultima operatività è adatta solo ed esclusivamente a chi ha alta propensione al rischio. Speculare sui prezzi può portare tante gioie, ma anche altrettanti dolori.

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